L'intervento di Bruxelles, l'estensione a tutte le piccole e medie imprese, il sito Consob in versione "british". Ecco alcune delle novità in tema di equity crowdfunding emerse stamane nel corso del convegno che si è tenuto all'Ordine di Milano sul finanziamento via web.

Novità
Tre le novità emerse dal convegno. La prima è relativa alla Commissione europea: mercoledì 26 marzo Bruxelles finalmente dirà la sua sul nuovo fenomeno, spiegando (si spera) come intenda armonizzare le varie discipline europee soprattutto in tema di limiti agli investimenti.

La seconda novità riguarda la possibile estensione a tutte le piccole e medie imprese dell'equity crowdfunding: al momento infatti il settore è riservato alle start up innovative così come identificate dal decreto Crescita del Governo Monti. Ma, a quanto pare, al ministero dello Sviluppo economico si sta pensando di amplificare la platea di aziende che possono accedere alle "vetrine" sul web messe a disposizione dei gestori di portali.
Infine un'ultima novità: sul sito della Consob (www.consob.it) vi è una speciale sezione in inglese. Questo perché, come è stato fatto notare a più riprese dall'avvocato Alessandro Lerro, studioso del settore "l'Italia ha adottato un modello aperto di equity crowdfunding che consente a tutti gli investitori dei Paesi europei di poter appunto investire attraverso questa nuova piattaforma. Non lo possono fare invece gli extracomunitari sempre che non si muovano al di sotto della soglia dei 500 euro che esenta dall'adozione della profilatura Mifid".

Cinquecento euro è appunto la soglia sotto la quale una persona fisica può investire in una start up innovativa via web evitando i questionari Mifid e quindi la profilatura del rischio da parte di banca e società di intermediazione. Il limite per le persone fisiche è di 500 euro mentre sale a 1000 euro per le persone giuridiche.

Semplificazione
Sul tema della semplificazione è intervenuta Silvia Carbone, dirigente Consob che si è occupata dell'equity crowdfunding in ambito di stesura del regolamento. Carbone ha segnalato che l'authority ha messo in cantiere una "misurazione degli oneri amministrativi" per semplificare e non gravare con eccessiva burocrazia le start up e i gestori di portali. Una tecnica che verrà applicata all'equity crowdfunding ma anche ad altre procedure. Forse sarebbe da adottare pure in altri ambiti della burocrazia italiana. Inoltre, la dirigente Consob ha sottolineato che i gestori di portali saranno in competizione sui servizi di valore aggiunto che offriranno ai clienti e in particolare alle informazioni fornite agli investitori dopo la chiusura delle operazioni di funding.

Le proposte dei commercialisti
I commercialisti milanesi hanno poi avanzato una serie di proposte per sviluppare l'equity crowdfunding. "A proposito degli investitori professionali – ha spiegato Cristina Quarleri, consigliere Ordine dei commercialisti di Milano - si dovrebbe eliminare il vincolo del 5% che oggi deve essere sottoscritto da fondazioni bancarie, incubatori certificati di startup e investitori professionali, e che non rappresenta, a nostro parere, una sufficiente garanzia di tutela degli investitori non professionali, e che rischia di vanificare la raccolta e scoraggiare eventuali ulteriori investimenti". I commercialisti sono poi d'accordo sull'estensione a tutte le pmi dell'equity crowdfunding. Infine propongono di valutare una exit strategy per chi ha acquistato azioni via web: "Uno dei temi più sentiti è rappresentato dall'istituto dell'exit – aggiunge Quarleri -, che rischia potenzialmente di rappresentare un freno per tutti gli investitori, che non possono diventare "prigionieri" di una iniziativa imprenditoriale. E' dunque necessario pensare a una dematerializzazione delle quote con la possibilità di un mercato secondario operativo, affidato, questo sì, a investitori professionali".

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