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Questo articolo è stato pubblicato il 28 marzo 2014 alle ore 16:14.
L'ultima modifica è del 04 aprile 2014 alle ore 21:22.

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L'Ucraina stavolta non c'entra. Ma Mosca – già indirettamente all'origine di tensioni sui prezzi di petrolio, grano e palladio – è appena riuscita ad assestare un nuovo colpo ai consumatori di materie prime. Rusal, campione russo dell'alluminio, ha vinto una causa in Gran Bretagna contro il London Metal Exchange (Lme), costringendolo a rinviare sine die l'introduzione delle nuove regole sui magazzini, in origine prevista per il 1° aprile. La riforma puntava a ridurre le attese per il ritiro dei metalli dagli stoccaggi, che in alcune località si sono allungate fino a due anni per l'alluminio, nella speranza di raffreddare il prezzo finale per i consumatori, gonfiato da premi record che si ritengono in gran parte provocati proprio dalle "code" nei magazzini.

Il giudice Stephen Phillips, dell'Alta corte di Manchester, ha stabilito che la riforma dell'Lme è «ingiusta e illegittima», dando ragione a Rusal su due dei tre punti che aveva sollevato, ossia sul fatto che il processo di consultazione sulle norme – benché durato sei mesi – non è stato adeguato e sul fatto che la Borsa londinese non ha offerto l'opzione alternativa di limitare o cancellare gli oneri di stoccaggio per il metallo bloccato troppo a lungo nei magazzini, preferendo invece mporre consegne accelerate quando le attese superino 50 giorni. Rusal lamentava anche violazioni dei diritti umani, in particolare quello di godere liberamente dei propri beni, ma il giudice ha liquidato l'accusa definendola «chiaramente discutibile».

Messo spalle al muro, L'Lme non ha potuto fare altro che rinviare l'entrata in vigore della regola "taglia-code", pur confermando che il 1° aprile partiranno le altre parti della riforma, che rafforza i poteri di controllo della Borsa sui magazzini e aumenta la trasparenza sulle posizioni dei trader. «Continuiamo a credere che la causa di Rusal fosse priva di merito – recita il comunicato dell'Lme – Stiamo consultando i nostri legali sulle possibili opzioni, compreso un ricorso in appello o un nuovo processo di consultazione sulle norme».

L'inattesa sconfitta dell'Lme in tribunale è stata accolta con sconcerto e preoccupazione dai consumatori di alluminio, che vedono svanire la speranza di una discesa a breve dei premi e temono che l'incertezza sugli sviluppi della vicenda possa addirittura aggravare la situazione. «Siamo dispiaciuti per il rinvio – ha commentato Nick Madden, vicepresidente e responsabile acquisti di Novelis – Una riforma è necessaria. Dal nostro punto di vista le code nei magazzini Lme sono indifendibili».

Soddisfatto viceversa Oleg Deripaska, l'oligarca alla guida di Rusal: «Non vediamo l'ora di lavorare a stretto contatto con l'Lme e con tutti gli stakeholders, per assicurare che il nuovo periodo di consultazione e le successive modifiche delle regole servano ad accrescere l'affidabilità del processo di price discovery e la trasparenza nel mercato». Quello che Deripaska tace è il vantaggio economico che spera di aver guadagnato grazie ai giudici britannici: Rusal sosteneva che la riforma le avrebbe arrecato danni «per decine di milioni di sterline, come minimo». Denaro di cui il gruppo, indebitato per oltre 10 miliardi di dollari, ha estremo bisogno: il prossimo mese scadranno linee di credito per 3,2 miliardi, di cui 2,2 concesse da banche straniere, che – in clima di sanzioni contro la Russia – potrebbero tirarsi indietro.
Twitter: @SissiBellomo
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