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Questo articolo è stato pubblicato il 01 aprile 2014 alle ore 16:24.

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La Cina sta serrando i ranghi nella battaglia per conquistare un ruolo di primo piano non solo nei consumi, ma anche nel commercio di prodotti agricoli, con la creazione di un campione nazionale in grado di competere con i più potenti gruppi dell'agribusiness: quelli che nel settore sono conosciuti con l'acronimo Abcd, ossia Archer Daniels Midland (Adm), Bunge, Cargill e Louis Dreyfus Commodities.
Incaricata della non facile sfida sembra essere Cofco: la società statale cinese, che solo un mese fa ha rilevato il 51% della casa di trading olandese Nidera, sarebbe ora sul punto di siglare un accordo con il Noble Group di Singapore per una joint venture dedicata al commercio e alla lavorazione di prodotti agricoli. L'operazione – che potrebbe essere annunciata a giorni – secondo Bloomberg vede coinvolto anche il fondo di private equity cinese Hopu Investment Management, pronto a rilevare insieme a Cofco per oltre un miliardo di dollari il 60% della nuova società, in cui verrebbero conferiti una serie di asset di Noble. Sarebbero state proprio le trattative su cosa includere nel perimetro ad aver rallentato l'operazione, di cui si vocifera già da qualche tempo e che è stata ammessa – sia pure senza conferme sull'identità della controparte – anche dalla stessa Noble.
Storicamente incaricata degli approvvigionamenti di derrate alimentari per conto del Governo, la Cofco (China National Cereals, Oil an Foodstuff Corp) aveva indicato nella strategia quinquennale di puntare ad investire entro il 2015 almeno 10 miliardi di dollari in acquisizioni all'estero. Il piano si è tradotto solo di recente in azioni concrete, con un'accelerazione che sembra preludere a un salto di qualità e che viene già vista con un certo disagio, se non dai quattro big dell'Abcd – molto più grandi e redditizi di Cofco – quanto meno dalle case di trading di medie dimensioni, come quelle giapponesi o australiane, che speravano di lucrare sulla crescente fame cinese di materie prime: Pechino, che acquista già oggi il 60% dell'offerta mondiale di soia, quest'anno potrebbe diventare il primo importatore di grano e raddoppiare l'import di mais.
Twitter: @SissiBellomo
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