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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2014 alle ore 15:30.
L'ultima modifica è del 03 aprile 2014 alle ore 19:32.

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«La ripresa procede» e si conferma la previsione di un «prolungato periodo di bassa inflazione» seguito da una normalizzazione. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi dopo che il direttivo ha lasciato invariati i tassi allo 0,25%. L'ultimo taglio deciso dalla Bce risale al novembre scorso, quando il tasso di riferimento è stato abbassato di un quarto di punto al livello attuale che rappresenta un minimo storico per l'Eurozona. Il tasso sui prestiti marginali viene confermato allo 0,75% e quello sui depositi overnight delle banche presso la Bce a zero.

«Ampia discussione sul quantitative easing»
La Bce, comunque, «non esclude un ulteriore allentamento monetario» per contrastare il continuo calo dell'inflazione. Il consiglio Bce è «unanime nel suo impegno a usare anche misure non convenzionali», e fra queste è «incluso il quantitative easing» ossia gli acquisti di titoli finanziari. Draghi però ha precisato che le misure convenzionali non sono esaurite. Un eventuale quantitative easing dipenderà dallo stato di salute delle banche, ha proseguito.

«Abbiamo avuto un'ampia discussione su tutti gli strumenti nel nostro mandato», ha spiegato Draghi, «abbiamo parlato di tassi di interesse più bassi, di un prolungamento delle operazioni di finanziamento senza limiti e di allentamento quantitativo», una misura quest'ultima, ha aggiunto il presidente della Bce, che «non era stata discussa esplicitamente nel direttivo precedente». Il motivo per cui il direttivo ha discusso di quantitative easing è proprio «il prolungato periodo di bassa inflazione e l'aumentato rischio per le aspettive di inflazione a breve e a lungo termine».

Il QE della Fed, le salute delle banche
Tuttavia, quando la Fed «compra asset o titoli pubblici cambia i prezzi su tutta la gamma e questo ha un effetto diretto sul credito perché negli Stati Uniti la maggior parte dei finanziamenti all'economia passa attraverso il mercato dei capitali. Da noi passa attraverso le banche e l'effetto finale di queste misure sull'economia europea dipende sopratutto dallo stato di salute del sistema bancario». Ergo, ha sostenuto Draghi, «l'Eurozona non potrà tornare a tassi di crescita veri se il sistema bancario non è in salute. Questo è più determinante per l'area dell'euro che non per altri sistemi finanziari che si basano maggiormente sul mercato dei capitali.

Quindi, l'Aqr (Asset quality review), la valutazione complessiva dei bilanci bancari e gli stress test, «sarà cruciale». Il solo fatto« che abbiamo deciso di lanciare questo esercizio ha dato il via a una serie di azioni da parte degli istituti di credito e delle autorità di vigilanze con l'obiettivo di rafforzare il sistema. Quando la faremo, quindi, sono sicuro che troveremo un sistema bancario più forte di prima».

Polemica con Lagarde
Il numero uno dell'Eurotower ha colto l'occasione per una frecciata polemica nei confronti del Fondo monetario e guidato da Christine Lagarde. «Mi piacerebbe che il Fondo monetario rilasciasse dei comunicati anche prima di una riunione della Federal Reserve». Ieri, alla vigilia della riunione del direttivo dell'Eurotower, il Fmi ha raccomandato all'istituto di Francoforte di fare di più per aiutare l'economia europea. «Recentemente - ha ragionato ancora Draghi - il Fmi è stato molto generoso nel suggerirci quello che dovremmo o non dovremmo fare, e gli siamo grati di questo. Ma il punto di vista del nostro direttivo va in un'altra direzione».

L'alta disoccupazione rischia di diventare strutturale
Draghi ha poi aggiunto che la «disoccupazione resta troppo elevata, il gap produttivo alto». Si conferma nell'area euro «una crescita moderata» ma «restano rischi al ribasso» per la crescita. I rischi geopolitici hanno il potenziale per influenzare negativamente l'economia dell'Eurozona.«La mia paura maggiore si è in un certo senso già avverata e cioè quella di una stagnazione prolungata con livelli di disoccupazione elevati», confessa Draghi sottolineando - a proposito del tasso di senza lavoro - che «più a lungo resta alto, maggiore è il rischio che questa disoccupazione diventi strutturale».

«Inflazione bassa influenzata dalla Pasqua alta»
Draghi non vede rischi futuri di deflazione e ha sottolineato che il dato di inflazione basso a marzo (0,5% nell'Eurozona) è stato influenzato anche dalla Pasqua alta. «Quest'anno Pasqua cade molto più tardi» che nel 2013 e siccome «intorno a Pasqua la spesa per i servizi sale» questo spiega perche «il dato marzo sull'inflazione è stato più basso e quello di aprile sarà più alto».

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