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Questo articolo è stato pubblicato il 04 aprile 2014 alle ore 13:37.

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Trovare un approccio pragmatico per le attività di "market making" per le quali la separazione delle attività bancarie può, secondo la Commissione europea, essere giustificata. È l'indicazione con la quale si è conclusa la discussione dei ministri finanziari all'Ecofin informale di Atene ed è certamente uno dei temi dell'agenda dell'ormai prossima presidenza italiana della Ue.

Proposta Ue: divieto di proprietary trading nel 2017 e distinzione delle attività nel 2018
L'Italia cioè dovrà scegliere su tempi e modi per dar seguito concretamente alle indicazioni contenute nella proposta di riforma Barnier sulle banche troppo grandi per fallire, che riguarda le aziende di credito con un attivo di bilancio superiore a 30 miliardi e attività di negoziazione e passività pari ad oltre 70 miliardi di euro. E che prevede la possibilità per le autorità di vigilanza di imporre una separazione delle attività nel caso in cui le banche superino determinati livelli in alcuni settori ritenuti rischiosi, a cominciare dalle contrattazioni in conto proprio, il cosiddetto proprietary trading (l'unica eccezione prevista dalla direttiva europea riguarda il trading del debito sovrano); la proposta della Commissione stabilisce l'entrata in vigore del divieto di proprietary trading nel 2017 e quella delle norme sulla distinzione delle attività nel 2018.


Undici disegni di legge delega in Parlamento
Intanto, però, sul tema della separazione fra le attività di banca d'investimento e quelle di banca commerciale, tutti i partiti politici italiani hanno presentato proprie proposte di legge in Parlamento e già undici disegni di legge- delega con questo oggetto sono stati depositati alla commissione Finanze di palazzo Madama: ci sono progetti della Lega (Comarolo), di Forza Italia (Scilipoti), del Gal (Tremonti), del Movimento cinque stelle (Vacciano), delle autonomie (Nencini), del gruppo misto Gapp (De Pin) e del Pd (Rossi e altri). Si tratta quindi di un tema che, con ogni probabilità, nei prossimi mesi sarà oggetto di approfonditi dibattiti e audizioni parlamentari.

Tutti i testi danno un anno al Governo per distinguere i modelli di attività creditizia
Scorrendo i progetti di legge, cambiano leggermente i titoli: chi parla di separazione dei modelli bancari, chi esplicita il fatto che vuol tenere separata l'attività commerciale da quella della banca d'affari, chi vuole tener distinte le attività commerciali da quelle speculative, chi si limita a fare riferimento al riordino e all'adeguamento del Testo unico bancario in materia di regolamentazione creditizia. Tutti i testi, in ogni caso, hanno struttura di legge- delega e danno un anno di tempo al Governo per distinguere nettamente i modelli di attività creditizia: un aspetto normativo che, paradossalmente, per le aziende di credito italiane, proprio perché storicamente più legate agli aspetti più tradizionali dell'attività creditizia e meno sbilanciate di altri sulle attività di banca d'affari, non sarà affatto semplice da gestire organizzativamente.

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