L'autunno del 2008 ce l'aveva già insegnato: non esistono strumenti finanziari privi di rischio e l'ottovolante su cui erano saliti i BTp – tanto da mettere in crisi di solvibilità l'emittente – la dice lunga sulla definizione di "risk free" che si attribuisce convenzionalmente ad alcuni strumenti finanziari: si tratta di una metafora, nulla di più. Tutto ha un grado di rischio, da gestire in modo appropriato. La revisione di un contesto che schiaccia al 3% o anche più giù lo strumento prìncipe di investimento impone di "rottamare" la distinzione tra attacco e difesa – azioni e obbligazioni, fuori di metafora – e attribuire nuovi valori alle scelte finanziarie. Quali sono i titoli meno rischiosi oggi? Una revisione del valore di rischio, inteso come rendimento atteso basato sulla volatilità implicita, per esempio, colloca un corporate bond di una multinazionale europea tra gli strumenti meno rischiosi a disposizione: sono decine le obbligazioni societarie che offrono un rendimento effettivo inferiore al 3%, da Teliasonera, a IntesaSanpaolo a UniCredit, da Wpp ad Anglo America (la tabella completa su Plus24 di sabato scorso). Ma si rischia poco anche sull'azionari Molti gestori puntano da anni ai titoli azionari di queste società o di altre, che mostrano un'esposizione globale del proprio business, un basso indebitamento e una capacità di generare dividendi consistenti e, soprattutto, costanti nel tempo.