Il risparmiatore italiano, particolarmente incline a un approccio da "cassettista", tende a sottoscrivere titoli di Stato e obbligazioni in sede di emissione per poi venderli al momento della scadenza. Dimenticandosi così che un titolo obbligazionario ha anche un prezzo, che oscilla in base alle fluttuazioni del mercato, spingendo il suo tasso in direzione opposta. Per questo la pressione agli acquisti dei titoli citati in precedenza ha spinto i rendimenti a un livello così basso. E d'altronde, riconsiderando il trend degli stessi BTp a partire dal momento più buio della crisi, la crescita dei prezzi di questi bond governativi è stata in questi cinque anni e mezzo di circa il 25%, circa il 5% annuo. Un trend che si è concluso? "E' molto difficile trovare un'alternativa al Btp con le attuali condizioni di mercato – dice Davide Ongaro, portfolio manager di Amundi SGR - Se a livello assoluto il rendimento del decennale italiano ha toccato i minimi storici, è pur vero che lo spread sui governativi tedeschi incorpora ancora molto del rischio sistemico dell'eurozona, il rischio cioè di una "rottura" dell'euro che ormai sembra alle spalle. Questo significa che il nostro Btp potrebbe dire ancora qualcosa nei prossimi mesi, specie con una Bce propensa a una politica monetaria ultra espansiva. Per trovare un rendimento paragonabile al governativo italiano bisogna guardare agli High Yield, che hanno però un profilo di rischio diverso, e senza un Mario Draghi pronto a intervenire con un Omt. Quindi l'alternativa ai Btp sono i titoli di Stato dei Periferici come Spagna, Portogallo, Irlanda, in grado di offrire ancora un accettabile premio per il rischio."