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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2014 alle ore 15:14.
Non si arresta il crollo delle quotazioni della gomma naturale. Il future più scambiato a Tokyo, quello per consegna ottobre, ieri ha perso il 4,9% chiudendo ai minimi da settembre 2009: 197,2 yen per chilogrammo (1.943 dollari per tonnellata). Le prospettive sulla domanda restano pessimiste, con la crescita economica che in Cina sta frenando, mentre la produzione è più che abbondante e i maggiori fornitori hanno abbandonato ogni tentativo di sostenere il mercato con politiche restrittive. Anzi. La Thailandia sta facendo in questi giorni proprio il contrario: il Governo ha annunciato che venderà 200mila tonnellate di scorte di caucciù. Una mossa suicida dal punto di vista dei contadini, protagonisti già nei mesi scorsi di violente proteste e ora di nuovo sul piede di guerra. D'altra parte le finanze dello Stato sono al collasso e la causa principale sono proprio le dispendiose misure di sostegno agli agricoltori adottate in passato dal primo ministro Yingluck Shinawatra, alla quale la Corte costituzionale ha ordinato ieri di dimettersi perché colpevole di abuso di potere.
Bangkok ha un disperato bisogno di fare cassa e dunque insiste nel voler vendere il caucciù che aveva accumulato tra ottobre 2012 e maggio 2013, nell'inutile tentativo di risollevarne il prezzo. Gli acquisti erano costati 680 milioni di dollari, ma ai prezzi attuali il Governo può ricavarne al massimo 390. Sempre che riesca a trovare compratori. In aprile non ce l'ha fatta e più il tempo passa più il caucciù rischia di deteriorarsi. Le fonti di rifornimento alternative, per di più, non mancano: l'International Rubber Study Group prevede che il surplus di gomma nel 2014 supererà quello di 714mila tonnellate registrato l'anno scorso.
Twitter: @SissiBellomo
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