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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2014 alle ore 07:33.

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Il collocamento in Borsa di Poste Italiane sembra seguire la scia delle tre operazioni su gruppi postali messe a segno con successo nel 2013: nell'ordine quelle della belga Bpost, della britannica Royal Mail e della portoghese Ctt - Correios de Portugal. A ben guardare tuttavia le somiglianze sono solo apparenti, almeno per quanto riguarda il modello di business. Se infatti Royal Mail ricava il 100% del suo giro d'affari dal servizio postale universale e altri servizi accessori, anche Bpost e Correios de Portugal svolgono quasi interamente attività postale che attualmente pesa per oltre il 90% dei ricavi dei due gruppi. Solo la rimanente quota deriva da servizi finanziari.

Per BancoPosta situazione totalmente diversa
Opposta la situazione per Poste Italiane: nel 2013 l'azienda ha infatti conseguito 26,3 miliardi di ricavi di cui solo 4,5 derivanti dai servizi postali e commerciali. I servizi finanziari pesano per 5,4 miliardi e quelli assicurativi per ben 16,2 miliardi: complessivamente oltre l'80% del giro d'affari. Per tale ragione Poste è da ritenersi molto più simile a un gruppo del risparmio gestito rispetto a un'azienda di servizi postali.

I conti delle società privatizzate in Europa
Attualmente Bpost e Royal Mail evidenziano multipli P/E (prezzo/utili) stimati per l'esercizio in corso piuttosto vicini fra loro, mentre il valore per Correios de Portugal è più elevato. Rispetto al prezzo di offerta i tre gruppi hanno messo a segno performance molto positive: in particolare, il valore più elevato è stato evidenziato da Royal Mail (+64%) e, proprio per tale ragione, in questi giorni sono state presentate alcune interpellanze al Parlamento britannico che affermano che il prezzo dell'Ipo è stato eccessivamente basso privando così lo Stato di significativi potenziali introiti. Segue la performance di Correios de Portugal con un +47%, e quindi Bpost con il 12 per cento. In quest'ultimo caso va però ricordato che l'Ipo di Bpost non ha rappresentato una privatizzazione in quanto lo Stato belga detiene tuttora il 50,1% delle azioni, mentre in sede di collocamento in Borsa la quota è stata ceduta da una società del gruppo Cvc Capital Partners che aveva rilevato circa il 49,9% delle azioni nel 2005 unitamente a Post Danmark di cui ha riacquistato la quota nel 2009. Da questa operazione Cvc ha complessivamente ricavato una plusvalenza di oltre 1 miliardo, avendo acquistato la partecipazione iniziale a circa 300 milioni e avendo realizzato in sede di Ipo e di un successivo private placement un totale di 1.395 milioni.

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