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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2014 alle ore 16:18.
L'ultima modifica è del 09 maggio 2014 alle ore 18:03.
Ambientalisti sul piede di guerra in Australia per un progetto minerario che minaccia di provocare seri danni alla Great Barrier Reef, la barriera corallina al largo del Queensland. Le autorità locali hanno appena approvato il progetto dell'indiana Adani che intende investire 16,5 miliardi di dollari australiani (pari a 11,16 miliardi di euro) nel sito di Carmichael, destinato a diventare la maggiore miniera australiana e una dei più importanti giacimenti di carbone al mondo.
La proposta di Adani - che oltre allo sviluppo del giacimento nel Queensland centrale include anche un progetto ferroviario e portuale - è soggetta a dozzine di regolamenti ambientali e sociali e deve ancora ricevere il semaforo verde dal Governo centrale. Ma il ministro regionale per lo Sviluppo Jeff Seeney ritiene che il piano andrà avanti e che giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo del Galilee Basin, in cui si stima vi siano 60 miliardi di tonnellate di riserve di carbone, con effetti positivi sull'economia locale e sull'occupazione, in particolare dopo che l'operatore ferroviario di merci Aurizon ha tagliato 480 posti di lavoro nelle sue operazioni di Ipswich e Townsville.
Il Queensland ha da poco approvato anche un altro progetto carbonifero nel Galilee Basin, sostenuto da Gina Rinehart, la donna più ricca d'Australia, in società con un altro gruppo indiano, Gvk. Carmichael di Adani potrebbe avere un impatto ancora più grande: il progetto include la combinazione di un giacimento a cielo aperto e uno sotterraneo, che produrrà 60 milioni di tonnellate di carbone termico all'anno destinate all'esportazione. Secondo il ministero il piano darà impulso all'economia della regione e creerà 2.500 posti di lavoro nelle costruzioni (sono previsti 400 chilometri di binari e nuove infrastrutture portuali) e 3.900 posti di lavoro operativi.
«Il tutto - commenta il ministro Seeney - genererà benefici diretti e indiretti per 500 milioni di dollari australiani nella fase della costruzione e 3 miliardi all'anno quando si raggiungerà la piena capacità di esportazione». Nonostante l'ottimismo dei politici del Queensland, alcuni esperti hanno espresso dubbi che il progetto possa andare avanti. Da quando Adani ha ottenuto la licenza di esplorazione, nel 2011, i prezzi del carbone sono quasi dimezzati portandosi poco intorno a 70 $/tonnellata. «Le condizioni di mercato sono cambiate in modo significativo - conferma Bhavik Damodar, analista di Kpmg India - Inoltre le condizioni del gruppo sono precarie». Su Adani pesa infatti un debito di 13 miliardi di dollari, che potrebbe rendere difficile convincere eventuali investitori a finanziare il progetto.
I meno convinti sono comunque gli ambientalisti. Greenpeace si oppone con forza al progetto, che potrebbe scaricare montagne di terra e fango degli scavi nell'area della barriera corallina, dove vivono migliaia di specie protette. In seguito a un altro progetto che ha ottenuto le autorizzazioni iniziali - quello per l'espansione del porto di Abbot Point - l'Unesco ha segnalato che potrebbe inserire la Great Barrier Reef nell'elenco dei siti da proteggere.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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