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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2014 alle ore 08:05.

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Il denaro non dà la felicità, ma la felicità dà il denaro. O quanto meno aiuta a conquistarlo, perchè permette di affrontare in modo oculato il rischio connesso alle scelte finanziarie, ottenendone un risultato soddisfacente. Oppure, visto da un altro punto di vista, chi ha un approccio negativo è gravato da una serie di tare mentali che non gli permettono di affrontare con serenità le scelte più coerenti con le proprie necessità.

E' questo il risultato più rilevante della ricerca realizzata da Schroders attraverso Investimente.it, il sito web dedicato alla finanza comportamentale, in partnership scientifica con Matteo Motterlini, Direttore del Cresa (Centro di Ricerca in Epistemologia Sperimentale e Applicata – Università Vita-Salute San Raffaele). Una ricerca che aggiunge elementi importanti nella disciplina della finanza comportamentale, che da anni indaga il funzionamento dell a mente umana di fronte al denaro.

Considerazioni per certi versi forse non rivoluzionarie, ma che trovano qui una base dati approfondita in una ricerca che punta a tradursi in percorsi di scelta positivi per chi risparmia o investe. Perchè al di là delle analisi fondamentali sui mercati finanziari - dalla convenienze degli strumenti, all'appetibilità di un titolo rispetto a un altro - ciò che è davvero fondamentale è la capacità della mente e dell'animo di compiere le scelte migliori o quanto meno coerenti con le proprie esigenze e i propri obiettivi.

L'indagine evidenzia infatti la correlazione tra una situazione emotiva stabile e socievole e la capacità di far crescere i propri asset finanziari: tra gli oltre duemila test compilati da consulenti finanziari e investitori finali, 7 su 10 si dichiarano "felici" e costoro risultano meno vittime di attitudini mentali "negative" per gli investimenti. D'altro canto, la ricerca rileva come questo approccio positivo sfoci, talvolta, in un'overconfidence, ossia nella sopravvalutazione delle proprie capacità di gestione della situazione finanziaria, con possibile esposizione a rischi eccessivi o comunque superiori alla capacità di gestione. D'altro canto chi mostra uno stato emotivo negativo presenta un'inclinazione meno disposto all'assunzione dei rischi: il che dispone a conservare il denaro, piuttosto che a farlo crescere, com'è intuibile. Ma anche qui con controindicazioni, in termini di mancato guadagno o di scelta sbagliata.

Secondo i ricercatori, la migliore verifica della relazione tra predisposizione d'animo e scelte in materia finanziaria la fornisce ciò che gli psicologi comportamentali definiscono come "effetto disposizione": «Le persone con stati emotivi negativi - si legge nello studio - tendono più delle altre, 59% contro il 47%, a vendere un titolo appena ritengono di aver realizzato un guadagno, avendo meno fiducia nel fatto che le cose possano andare meglio in futuro; al tempo stesso, avendo più paura delle sensazioni negative prodotte dal vendere in perdita, tendono a mantenere troppo a lungo titoli con andamento negativo in portafoglio, finendo per aggravare il passivo. I "felici" al contrario mostrano un buon ritorno dagli investimenti durante i periodi di crescita dei mercati, ma fanno decisamente peggio nei periodi di contrazione»

«Investimente – dice Luca Tenani, Country Head Italy di Schroders - Asset Management– è nato con l'obiettivo di contribuire, con approccio scientifico ma pragmatico, a una maggiore cultura finanziaria, esigenza che la crisi economica ha accentuato. Oggi più che mai appare necessaria, da parte dell'investitore, una maggiore consapevolezza nelle scelte d'investimento e, da parte dell'intermediario, una maggiore capacità di considerare gli aspetti emotivi nella profilazione del cliente. I tempi sono maturi per un nuovo e più evoluto paradigma di consulenza finanziaria».

«Ciò che è sempre più evidente - dice Matteo Motterlini, Direttore del Cresa - infatti è la necessità che gli istituti finanziari comincino ad attrezzarsi con strumenti scientificamente robusti con cui tenere conto del ruolo giocato dalle emozioni e dall'irrazionalità, e a raccogliere informazioni utili a scontare per quanto possibile tali fattori per calibrare meglio il proprio lavoro nell'interesse, prima di tutto, dei risparmiatori».

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