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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2014 alle ore 15:28.
L'ultima modifica è del 15 maggio 2014 alle ore 17:31.

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Dopo due anni gli utili trimestrali di Intesa Sanpaolo tornano sopra il mezzo miliardo: tra gennaio e marzo la banca ha toccato quota 504 milioni, meglio delle attese degli analisti che si fermavano a 327 milioni, e in aumento del 64% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «Una base di partenza positiva per l'intero anno di avvio del Piano d'Impresa 2014-2017 presentato solo poche settimane fa», per il consigliere delegato, Carlo Messina, secondo il quale insieme al «significativo aumento della redditività» i conti approvati oggi dal Consiglio di Gestione denotano anche «un chiaro miglioramento della qualità dei ricavi».

Nel dettaglio, insieme alle commissioni in miglioramento dell'8,3%, si segnala anche una ripresa degli interessi netti, il 4,1% in più del primo trimestre dello scorso anno: complessivamente, i ricavi si collocano a 4,108 miliardi, sostanzialmente in linea con le attese.

Analogamente a quanto mostrato da UniCredit nella trimestrale approvata lunedì, anche da Intesa arrivano segnali di distensione sul fronte dei crediti deteriorati, tuttavia ancora in aumento dello 0,6% rispetto al 31 dicembre; scendono del 58%, invece, i flussi netti dei crediti deteriorati da quelli in bonis, e scendono le rettifiche sui crediti: nel trimestre ne sono state predisposte per 1,077 miliardi, praticamente un terzo della maxi manovra varata nell'ultimo quarto del 2013 (3,098 miliardi) e su livelli leggermente inferiori agli 1,158 miliardi del primo trimestre dello scorso anno. In ogni caso le coperture salgono al 46,7% sul totale dei crediti deteriorati e al 62,9% sulle sofferenze. Dal punto di vista patrimoniale, il Common equity ratio si colloca 12,6% già tenendo conto di tutti i requisiti di Basilea 3, un dato che consente alla banca di disporre di una riserva di capitale pari a 9 miliardi, e di un «cuscinetto» di 12 miliardi rispetto all'8% che sarà considerato requisito minimo in occasione degli esami della Bce.

Ottimismo anche sul fronte delle cedole. «Non vedo alcun tipo di problema per pagare dividendi per le azioni ordinarie», ha detto il ceo Messina parlando in conference call con gli analisti: «Le regole di Basilea 3 sono chiare al riguardo: quello che conta è il Common Equity ratio», dunque – ragiona il manager – chi è in regola potrà soddisfare i suoi azionisti. Il piano di Intesa Sanpaolo prevede una crescente distribuzione di dividendi cash ordinari di circa 10 miliardi complessivamente per il periodo 2014-2017, di cui uno nel 2014.

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