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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2014 alle ore 15:58.
L'ultima modifica è del 17 maggio 2014 alle ore 16:01.

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Il governo vara definitivamente i decreti del presidente del consiglio per la privatizzazione di Poste ed Enav. Il passaggio è più che altro formale, dopo la presa d'atto dei pareri non vincolanti delle commissioni parlamentari che non hanno determinato modifiche rispetto ai testi approvati dal governo Letta. Ma è comunque un segnale sulla volontà di andare avanti con le dismissioni, anche se sulla tempistica delle operazioni restano ancora punti interrogativi. Certo, l'obiettivo ideale - e dichiarato più volte da esponenti del governo - sarebbe quello realizzare le due cessioni entro la fine dell'anno. Sinora, però, la macchina operativa che dovrebbe portare alle dismissioni è stata tenuta con il motore al minimo. Il dpcm firmato ieri conferma per le Poste (che hanno incassato da Fitch l'innalzamento dell'outlook da negativo a stabile) la privatizzazione attraverso quotazione in Borsa, anche in più tranche da realizzare nei prossimi anni. Si parte con una quota pari al 40% del capitale da vendere a investitori istituzionali e a risparmiatori. Il comunicato di palazzo Chigi ribadisce che «potranno essere previste per i dipendenti del gruppo Poste forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione, in termini di quote dell'offerta riservate(tranche riservata e lotti minimi garantiti) e/o di prezzo(come la bonus share maggiorata) e/o di modalità di finanziamento».

Tutto secondo copione, come già previsto dal precedente governo che aveva provveduto anche a nominare gli advisor: Lazard e lo studio Gianni, Origoni e Grippo per il Tesoro e Rothschild e lo studio Clifford Chance per la società. Restavano da scegliere i global coordinator e i book runner, ma il processo si è bloccato con il cambio di governo e, soprattutto, in attesa delle nomine. Poi è arrivata la scelta del cambiamento radicale, con l'uscita di Massimo Sarmi e la scelta di Francesco Caio. Soltanto dopo la nomina il Tesoro ha cominciato a rimettere mano alla selezione: nei giorni scorsi ha ripassato in rassegna le banche e ha individuato in Citi, Merrill Lynch e Mediobanca i tre gloabal. Nessun incarico formale, per ora una comunicazione verbale della scelta. Nel frattempo proseguono i contatti per i candidati al ruolo di book runners. Tutti pronti a confermare che volendo, se i mercati si mantengono favorevoli, la società può andare in Borsa entro fine anno. Ma nessuno è in grado di confermare se questo avverrà. Anche perchè i rumor recenti riportano che Caio non sarebbe troppo favorevole, per la tempistica stringente, al debutto in Borsa in sei mesi.

La vicenda Enav è un'altra storia: il dpcm conferma il doppio binario - vendita diretta o Ipo, per quanto quest'ultima sia da privilegiare e con la quota da riservare ai dipendenti - per la cessione di un massimo del 49% del capitale. In questo caso, però, il precedente governo non aveva nemmeno scelto l'advisor. Tutto è ancora fermo, per quanto nella società - a differenza di Poste - abbiano già lavorato molto sull'ipotesi Ipo. Nessun segnale è ancora arrivato dal Tesoro su quale opzione verrà prescelta. Resta infatti ancora da sciogliere la questione nomine: la società dei controllori di volo non ha un cda, ma un amministratore unico, ex controllore di volo, Massimo Garbini. L'assemblea è fissata al 23 maggio, ma secondo alcuni il Tesoro potrebbe decidere di rinviare tutto in seconda convocazione, il 12 giugno, per evitare scelte delicate a ridosso delle elezioni. A Garbini va riconosciuto il merito di aver trasformato in tre anni la società da passivo gestore del traffico aereo a player internazionale attivo (soprattutto nelle gare all'estero) capace di competere e fare gola agli investitori americani. E di aver reso più coesa e motivata la squadra dei controllori, che si sentono guidati da uno di loro.

«Desidero ringraziare il governo per credere in Enav, dandole una grande opportunità. L'azienda è sana, riconosciuta a livello mondiale, con importanti margini di crescita. È pronta a qualsiasi sfida, compresa la quotazione in Borsa» ha commentato ieri Garbini.

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