Le nuove rotte del gas dopo l'accordo di Gazprom con la Cina
Dopo oltre dieci anni di trattative, la Russia è riuscita a firmare un contratto per forniture di gas alla Cina. L'accordo prevede esportazioni fino a 38 miliardi di metri cubi l'anno a partire dal 2018 e secondo Gazprom ha un valore di 400 miliardi di dollari. Secondo indiscrezioni Pechino avrebbe accettato di pagare un prezzo simile a quelli a quello europeo (350 dollari per mille metri cubi). Si tratta di una svolta importante, che potrebbe contribuire a ridisegnare le mappe dell'energia
di Sissi Bellomo
2. Le nuove rotte del gas/ Obiettivo diversificazione
Nel grafico: meno peso ai fornitori storici, quota di fornitura del gas (%) / Fonte: Eurostat
L'esigenza di diversificare riguarda sia la Russia che l'Europa. Oggi Mosca esporta ben l'85% del suo gas verso la Ue e la Turchia: una dipendenza che tra l'altro non le permette di alzare troppo la voce con Bruxelles. I Paesi europei d'altra parte hanno una necessità ancora più pressante di procurarsi un ventaglio più ampio di fonti di approvvigionamento, per non esporsi a ricatti o rischiare carenze di gas. Le crisi del 2006 e del 2009, quando Mosca interruppe i transiti dall'Ucraina, hanno già provocato una reazione: la quota di gas russo è diminuita, come si vede nel grafico. In seguito tuttavia Gazprom, concedendo forti sconti, è riuscita a riguadagnare terreno. L'export verso Ue e Turchia l'anno scorso è stato da record: 162,7 miliardi di metri cubi (+16).
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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