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Questo articolo è stato pubblicato il 26 maggio 2014 alle ore 14:58.

«Le elezioni europee rappresentavano l'unica vera grande incognita di questo periodo e si può dire che sia stata superata positivamente soprattutto per quanto riguarda le due osservate speciali, Italia e Grecia. Se in Italia si è avuto un chiaro rafforzamento del governo, che ora però è chiamato a produrre risultati concreti sul terreno delle riforme, in Grecia il partito d'opposizione Siriza, pur affermandosi, non è riuscito a raggiungere i numeri necessari per far cadere l'esecutivo». Lo ha spiegato a Radiocor il responsabile dello European Government Bond desk di Pimco, Lorenzo Pagani, secondo cui gli esiti delle elezioni in paesi come la Francia e l'Inghilterra riflettono più dinamiche politiche interne ma «non cambiano le prospettive di fondo del blocco».
«Si sa che le elezioni europee spesso vengono utilizzate per esprimere dissenso - ha spiegato - ma se in quei paesi si fosse votato per le politiche, probabilmente l'esito sarebbe stato diverso». Da un punto di vista dei mercati, la maggiore stabilità politica dovrebbe favorire un nuovo attenuamento delle tensioni registrate nelle scorse settimane sugli spread. «Già oggi - ha spiegato - stiamo assistendo a un ritorno dei differenziali dei Btp italiani a 10 anni rispetto ai bund ai valori su cui si trovavano a inizio mese, prima che il nervosismo per il risultato delle elezioni iniziasse a favorirne una risalita. In prospettiva crediamo che si resterà nell'attuale range anche se è possibile un ulteriore restringimento di una ventina di punti circa. Per andare ancora più in basso occorreranno invece risultati concreti sul terreno delle riforme». Proprio il comparto del debito, sia sovrano che corporate e in particolare nei Paesi periferici, rimane secondo Pagani quello che potrebbe beneficiare maggiormente del clima di maggiore stabilità.
«In presenza di una curva dello spread molto ripida sui titoli a media e lunga durata - ha spiegato - è possibile giocare con le scadenze e guadagnare sulla parte del capitale. Ad esempio se si compra un decennale e lo si rivende dopo un anno, si ha subito un significativo guadagno nel valore del capitale che va ad aggiungersi all'interesse maturato». La stessa dinamica vale per l'obbligazionario corporate mentre l'azionario rimane più legato alle prospettive di crescita dell'economia. Ma se l'esito delle elezioni ha eliminato l'unica grande incognita dei prossimi 6-12 mesi - ovviamente a meno di fattori imprevedibili - un ulteriore aiuto ai mercati dovrebbe arrivare già la prossima settimana dalla Bce, che agirà per impedire un abbassamento delle prospettive di inflazione che potrebbe avere effetti molto dannosi. «Crediamo - ha spiegato Pagani - che Draghi abbasserà il costo del denaro di 10-15 punti portandolo probabilmente allo 0,10% e farà scendere per la prima volta i tassi sui depositi in territorio negativo. È probabile invece che un'eventuale nuova asta a lungo termine sia rimandata verso la fine dell'anno per due ragioni. La prima è che proprio allora verranno a scadenza le due Ltro esistenti e che nel frattempo verranno resi noti i risultati degli stress test sulle banche e dell'asset qualit review. Se questo portasse a delle tensioni sui mercati, la Ltro sarebbe uno strumento ideale per attenuarle e se, come si pensa, la nuova asta sarà collegata all'impegno delle banche a utilizzare i fondi presi a prestito per finanziare il credito a private e imprese, allora le conseguenze per il sistema sarebbe molto positive».
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