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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2014 alle ore 20:14.
L'ultima modifica è del 27 maggio 2014 alle ore 21:14.
Il numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, ha lanciato un avvertimento: i progressi per modificare il sistema finanziario sono stati «troppo lenti» e la colpa è dei protagonisti del settore, accusati di bloccare gli sforzi per l'attuazione delle riforme necessarie. L'attacco del direttore generale dell'istituto di Washington stato sferrato da Londra durante la Inclusive Capitalism Initiative.
Lagarde ha detto che l'atteggiamento del comparto finanziario «non è fondamentalmente cambiato» dallo scoppio della crisi. Pur ammettendo che la complessità del sistema è legata a tali rallentamenti, Lagarde ha parlato anche di un «feroce rifiuto al cambiamento del settore». Citando una serie di scandali come quello sul Libor, l'ex ministro francese delle Finanze ha spiegato che «alcuni gruppi famosi sono impantanati in scandali che violano le regole etiche di base».
Lagarde ha inoltre ricordato che Paesi con disuguaglianze maggiori hanno anche una crescita inferiore e meno duratura. Per il direttore del Fmi le disuguaglianze «gettano ombre scure» sull'economia globale e i vari Paesi dovrebbero valutare una revisione dei rispettivi codici tributari per meglio equilibrare redditi e ricchezza.
«Una maggiore concentrazione della ricchezze, se non controllata, può persino minare i principi di meritocrazia e democrazia», ha detto Lagarde, puntando l'indice anche contro i lenti progressi delle riforme finanziarie e contro la mancata soluzione del problema delle banche troppo grandi per potere fallire senza mettere a repentaglio il sistema. «Mettere fine alle too big to fail deve essere una priorità», ha concluso Lagarde.
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