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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2014 alle ore 13:06.
L'ultima modifica è del 03 giugno 2014 alle ore 13:46.

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A maggio l'inflazione nella zona euro è scesa allo 0,5%, più del previsto (0,6%) e ancor di più rispetto a quanto fatto segnare nel mese di aprile (0,7%). Tra i singoli Paesi c'è la conferma della deflazione cronica in Grecia (-1,3%) e in Portogallo (-0,3%) mentre in Spagna siamo vicinissimi a quota 0 (0,2%). Il dato puntuale dell'Italia è 0,47%, vicinissima alla media dell'Eurozona.

Quel che colpisce non è solo il fatto che è ormai da otto mesi consecutivi che l'inflazione si mantiene su valori pari alla metà degli obiettivi fissati dalla Bce ma anche il calo contestuale dell'inflazione in Germania dove i prezzi su base mensile sono scesi dall'1,3% di aprile allo 0,9%, toccando il livello minimo degli ultimi quattro anni, un segno evidente che anche Berlino è in pieno rischio deflazione. Questa altra notizia si candida ad essere ufficialmente un nuovo grattacapo per la risoluzione della crisi interna dell'Eurozona e quindi per la Banca centrale europea, che attualmente all'interno dell'area rappresenta l'"istituzione di ultima istanza" per le manovre di ripresa economica (dato che manca una convergenza sulla politica fiscale si cerca di tappare i buchi con la politica monetaria).

Per quale motivo? Perché nei primi 15 anni di vita dell'Eurozona si sono creati dei forti squilibri tra i 17 (da quest'anno 18 dopo l'ingresso della Lettonia) generati in prima battuta dalla differenza di costi di lavoro per unità di prodotto (la Germania li ha aumentati molto meno rispetto all'aumento della produttività mentre negli altri Paesi i costi di lavoro si sono sviluppati in misura più ampia). Questo ha generato un differenziale di competitività tra Germania e i Paesi del Sud Europa (ma anche con la Francia) che si è riflesso anche in un forte differenziale di inflazione tra i Paesi dell'area (in 15 anni la Germania ne ha generato molto meno, in ragione di un minor aumento dei salari che ha raffreddato i consumi). Il che ha rappresentato nei fatti per la Germania una svalutazione competitiva.

Da qualche trimestre a questa parte il crollo della domanda interna (favorito da politiche di austerità recessive) nei Paesi del Sud Europa sta spingendo al ribasso l'inflazione nei Paesi del Sud più della Germania. Questo fenomeno sta favorendo un lento (e doloroso) processo di recupero di competitività dei Paesi del Sud nei confronti della Germania e degli altri Paesi del Nord che si trovano in situazioni analoghe. E sta favorendo anche il recupero dei crediti del Nord Europa, accumulati negli anni precedenti allo scoppio della crisi del debito privato e del fallimento di Lehman Brothers, sintentizzati con i saldi Target 2.

Ma se adesso l'inflazione torna a scendere anche in Germania (come dimostra il dato di maggio) questo processo di riequilibro di competitività rischia di rallentare e di diventare ancor più doloroso per i Paesi del Sud. E questo si profila come un ulteriore grattacapo da risolvere in sede europea (i trattati prevedono misure di aggiustamento in presenza di squilibri macroeconomici).

L'Eurozona è appesa adesso alle decisioni che giovedì prenderà la Banca centrale europea. Si dà ormai quasi per scontato che la Bce porti sottozero i tassi sui depositi. Alcuni ipotizzano che possano bloccare le operazioni di sterilizzazione dell'acquisto di titoli di Stato nell'ambito del piano Smp (che equivarebbe a immettere liquidità per 170 miliardi di euro). In attesa di creare un mercato di Abs (prestiti cartolarizzati) vivace tale poi da poter attuare dopo un po' di tempo un quantitative easing (acquisto degli stessi titoli). Strade variegate e tortuose nel tentativo di spingere la liquidità dalle banche alle economie reali. Ma numeri (come quelli di oggi su inflazione e disoccupazione) dimostrano che non è detto che sia sufficiente per riattivare una domanda aggregata latente molto più forte dell'attuale capacità produttiva. Questa differenza rappresenta quel Pil potenziale che ogni giorno viene buttato al vento.

twitter.com/vitolops

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