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Questo articolo è stato pubblicato il 12 giugno 2014 alle ore 21:51.
L'ultima modifica è del 12 giugno 2014 alle ore 21:57.

L'accordo sottoscritto oggi in Kazakhstan tra Eni e KazMunayGaz per l'esplorazione e la produzione del "blocco" petrolifero offshore di Isatay, nella parte settentrionale del Mar Caspio, ha ricevuto un'accoglienza tiepida sui mercati finanziari.
Le quotazioni dell'Eni in Italia hanno segnato un progresso dell'1,05%, a 19, 22 euro, con un volume di scambi di 17 milioni di azioni (330 milioni di euro di controvalore), in linea con la media degli ultimi due mesi. E a New York, dove il gruppo del "cane a sei zampe" è quotato sotto forma di Adr (certificati rappresentati di azioni), i corsi, mentre scriviamo, a Borsa ancora aperta, sono cresciuti dello 0,7%, a 52,18 dollari, corrispondenti a una valutazione del titolo di 19,24 dollari, allineata a quella di Piazza Affari.
La società di Stato kazaka KazMunayGaz ed Eni avranno ciascuna il 50% dei diritti di esplorazione e produzione di Isatay e per lo sfruttamento del giacimento, le cui dimensioni dovranno essere accertate, i due partner costituiranno una joint venture operativa.
Alla firma dell'intesa, avvenuta oggi nell'oasi di Borovoe, erano presenti accanto all'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, e al suo omologo di KazMunayGaz, Sauat Mynbayev, il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, e il presidente della repubblica kazaka, Nursultan Nazarbaev.
Nazarbaev ha ricordato che il petrolio kazako copre il 24% del fabbisogno energetico dell'Italia e si è complimentato per la vittoria elettorale di Renzi, accennando ai buoni rapporti commerciali che legano i due paesi fin da quando, dopo la caduta dell'Urss, il Kazakhstan è divenuto una repubblica indipendente. "Il 13% del nostro commercio internazionale passa per l'Italia – ha detto – , e ammontano a 6,5 miliardi di dollari gli investimenti da quando Italia e Kazakhstan hanno stabilito le loro relazioni nel 1994". Un messaggio forte proprio mentre il nostro paese si appresta ad assumere la presidenza di turno dell'Unione europea.
Da parte sua Renzi ha ribadito l'importanza dell'accordo , definendolo "un investimento molto oneroso, ma molto significativo per puntare sul domani".
La collaborazione tra Eni e KazMunayGaz dovrebbe comprendere la realizzazione di un cantiere navale nella città di Kuryk, sulla costa caspica nella regione di Mangystau, che dovrebbe essere gestito in modo congiunto dalle due compagnie.
Non è dato sapere se dietro le quinte dell'accordo si sia anche discusso delle vicende di Kashagan, il giacimento capisco supergigante gestito da Eni, Shell, ExxonMobil, Total e KazMunayGaz, ognuna con quote paritetiche del 16,81%, che avrebbe dovuto avviare la produzione all'inizio di quest'anno. Tra l'altro, l'attuale capo di KazMunayGaz, Mynbayev, rivestiva la carica di ministro dell'Energia all'epoca in cui l'Eni deteneva l'operatorship di Kashagan e la società kazaka premeva per rinegoziare il Production sharing agreement tra il governo e il consorzio industriale di sfruttamento del giacimento dopo i forti rialzi del prezzo del petrolio. Lo scontro si risolse in una sconfitta per l'Eni, che perse la guida di operatore unico di Kashagan. Oggi la società italiana è responsabile della prima fase di sviluppo del giacimento.
La stessa Eni è inoltre cooperatore, insieme a Bg Group, ciascuna con una quota del 32,5%, dell'importante giacimento di condensati di Karachaganak, nel nord del Kazakhstan, dove la compagnia italiana è presente dal 1992.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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