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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2014 alle ore 08:13.

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di Carlo Festa
Si va verso la conclusione dell'aumento di capitale di Carige. Venerdì scorso era l'ultimo giorno di quotazione dei diritti e da domani (fino a venerdì) ci sarà la possibilità di esercitarli. Il bilancio finale ci sarà il prossimo 4 luglio, quando verranno forniti i dati dell'aumento da 800 milioni: dal 7 luglio verrà poi deciso di mettere all'asta l'eventuale inoptato.
I grandi soci hanno già fatto quanto era atteso. Fondazione Carige ha aderito per il suo 19%, come anche l'altro socio di peso dell'istituto: il gruppo francese Bcpe, che ha annunciato l'adesione pro-quota per il suo 9,9 per cento.
Anche altri piccoli soci come Coop Liguria, le Fondazioni Carisavona e Carilucca hanno assicurato l'intervento e pure un altro piccolo azionista come Beniamino Gavio sembra che abbia fatto altrettanto. Da verificare invece se proprio tutti gli istituzionali e gli hedge fund entrati tra maggio e giugno nei collocamenti-lampo della Fondazione confermeranno le loro posizioni.
I riflettori restano puntati sull'ingresso di nuovi soci di peso, un po' come previsto da Alessandro Repetto, vicepresidente di Banca Carige. In particolare si guarda all'asta sui diritti che partirà al termine del periodo d'offerta. Infatti in quella sede potrebbe intervenire qualche soggetto finanziario a rastrellare a sorpresa l'inoptato: un po' come era successo, per fare un paragone, con il raid del finanziere Raffele Mincione che ha rastrellato nel 2012 diritti nel penultimo giorno in cui venivano offerti all'asta.
Ma quale potrebbe essere l'identikit dei potenziali nuovi soci che potrebbero intervenire al termine dell'offerta? Già dieci giorni fa sul mercato si era creato un giallo sul pacchetto (un 4%) di azioni dichiarato da Ubs Ag: operazione fatta per conto di terzi rastrellando probabilmente titoli sul mercato oppure comprando azioni Carige dagli istituzionali intervenuti nel collocamento lampo dell'11% della Fondazione del 21 maggio scorso. Molti indizi riportano alle famiglie imprenditoriali genovesi, dai Garrone ai Malacalza come possibili acquirenti.
In particolare, quest'ultima sarebbe tra i maggiori indiziati viste le sue relazioni storiche proprio con Ubs. I rumors riferiscono di un incontro che la famiglia Malacalza avrebbe avuto a Lugano con il manager di Ubs Sergio Ermotti sul tema Carige. Da Genova, nel quartier generale della famiglia ligure già socio di Pirelli, le bocche sul dossier Carige sono cucite e si preferisce continuare a non commentare sul tema. E poi c'è sempre Andrea Bonomi con la sua Investindustrial: il fondo, che non è riuscito a trovare un accordo con la Fondazione, sarebbe infatti ancora alla finestra pronto a intervenire.
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