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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2014 alle ore 16:22.
L'ultima modifica è del 03 luglio 2014 alle ore 18:19.

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Una Bce sempre più simile alla Federal Reserve americana, almeno sulla pubblicazione delle minute e sulla calendarizzazione delle riunioni. È stata una conferenza stampa molto concentrata sui temi della comunicazione e delle aspettative dei mercati quella tenuta da Mario Draghi a Francoforte.

Un piccola rivoluzione sulle calendarizzazioni e soprattutto le comunicazioni del direttorio della Bce: il presidente Mario Draghi ha annunciato che dal gennaio del prossimo anno gli incontri per decidere su tassi di interesse e politica monetaria, che finora avvengono mensilmente, avranno una cadenza più distanziata: ogni sei settimane. Inoltre sempre dal gennaio del 2015 l'istituzione inizierà a pubblicare dei resoconti del Consiglio direttivo.

Non è ancora esattamente definito, ha precisato Draghi, cosa conterranno esattamente questi resoconti. In altre parole non si sa ancora se ci saranno anche i nomi di chi è intervenuto o se invece si riporteranno solo i contenuti del dibattito. Un tema delicato in un'Unione monetaria dove la provenienza nazionale dei partecipanti conta ancora molto rispetto invece alla Fed americana.

Draghi ha spiegato che il cambiamento sulla calendarizzazione delle riunioni è stato deciso per due tipi di motivi. Il primo è che gli incontri creano una sorta di aspettativa di mercato che si autoalimenta e che spesso «non ha nulla a che fare - ha detto - con i fondamentali dei mercati», salvo poi avere ricadute sui mercati stessi, quando queste attese non trovano conferme nelle decisioni effettivamente prese. Insomma le aspettative a volte si auto-avverano creando distorsioni.

La frequenza mensile delle riunioni tende ovviamente ad accentuare questo effetto distorsivo: più ce ne sono, più spesso si verifica. «Forse avremmo dovuto muoverci verso riunioni ogni sei mesi», ha scherzato Draghi davanti ai giornalisti riuniti a Francoforte.
L'altra ragione, più logistica, è legata invece alla decisione di pubblicare resoconti o verbali del Consiglio direttivo: bisogna ovviamente infatti assicurare che questi documenti giungano «con un intervallo di tempo tale da assicurare che non si crei confusione e non si disturbino le attese» sul successivo direttorio. E quindi le riunioni devono essere sufficientemente distanti una dall'altra. Insomma la Bce segue le orme della Fed che si riunisce ogni sei settimane e pubblica i resoconti. Manca solo che la Bce si occupi di stabilità dei prezzi e di occupazione e la somiglianza tra le due banche centrali più importanti del mondo sarà perfetta.

Sui rischi sistemici e la politica monetaria di cui aveva parlato Janet Yellen della Fed ieri con Christine Lagarde dell'Fmi, ha fatto una domanda a Mario Draghi Clair Jones del Financial Times, ottenendo come risposta la stessa posizione espressa dal presidente della Fed: non spetta alla politica monetaria combattere i rischi sistemici.

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