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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2014 alle ore 20:17.
L'ultima modifica è del 10 luglio 2014 alle ore 15:42.

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Dietro le quinte l'Unione europea sta aumentando la pressione sugli Stati Uniti perché cancellino ogni limite all'export di petrolio e gas verso il Vecchio continente. È quanto emerge da un documento riservato del Consiglio europeo, preparato in vista del prossimo round di negoziati per la Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip), al via lunedì a Bruxelles.

Nel documento, reso noto dal Washington Post, si insiste in particolare affinché il trattato di libero scambio Ue-Usa includa un capitolo specifico su energia e materie prime, con un impegno scritto e vincolante da parte di Washington a rendere automatica la concessione di licenze per esportare idrocarburi in Europa. Un po' come oggi accade con il Canada. In questo modo, suggerisce il Consiglio europeo, «gli Usa non avrebbero bisogni di emendare l'attuale normativa su petrolio e gas».

Il documento porta la data del 27 maggio, quella in cui ed è stato trasmesso «per informazione» al Trade Policy Committee della Ue e al Wto. Nelle poche righe di accompagnamento si afferma che il commissario al Commercio Karel de Gucht l'aveva dato al rappresentante al Commercio Usa, Michael Froman, «ai primi di maggio», quindi oltre un mese prima che Washington facesse un primo passo verso la liberalizzazione dell'export di petrolio, concedendo la spedizione di condensati semilavorati.

Le istituzioni europee hanno più volte spronato anche pubblicamente gli Usa, affinché accelerino l'apertura delle frontiere ai loro idrocarburi. I pochi impianti di liquefazione del gas finora autorizzati ad esportare dagli Usa hanno già fatto il pieno di "prenotazioni", non solo da clienti asiatici, ma anche europei. E il commissario Ue all'Energia, Günther Oettinger ha più volte citato il Gnl americano (che arriverà dal 2017) tra i rimedi alla dipendenza dal gas russo.

Anche il paper del Consiglio europo calca la mano su questi aspetti: «La crisi in Ucraina – vi si afferma – conferma la delicata situazione con cui la Ue deve confrontarsi in materia di dipendenza energetica. Ovviamente la Ue continuerà a lavorare per conto proprio per la sua sicurezza energetica e amplierà la strategia di diversificazione. Ma tale sforzo inizia con i suoi alleati più stretti».

Il documento contiene però anche un messaggio più subdolo, che fa leva sulle contraddizioni di un Paese che non applica fino in fondo i principi della libertà economica di cui si fa alfiere e che per questo – si lascia intendere – potrebbe dover rispondere davanti alla Wto. «Nell'ultimo decennio Ue e Usa sono stati in prima linea nel contrastare le restrizioni all'export, come evidenziato dal successo del comune sforzo per cancellare le restrizioni cinesi su materie prime come le terre rare. Combattere insieme il nazionalismo delle risorse, confrontandosi con Paesi terzi, e al tempo stesso permettere che tra noi esistano restrizioni al commercio trasmette un messaggio sbagliato ai nostri partner e offre ai Paesi ricchi di risorse una grande opportunità per interpretare le regole del commercio in modo dannoso per le nostre economie».

@SissiBellomo

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