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Questo articolo è stato pubblicato il 13 luglio 2014 alle ore 08:13.

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ROMA
Arriva una prima schiarita per Alitalia con il via libera di Cisl, Uil e Ugl all'accordo quadro proposto dal governo – rappresentato dai ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture) e Giuliano Poletti (Lavoro) – per la gestione degli esuberi, mentre la Cgil per il momento si è sfilata: si è presa tre giorni di tempo per pronunciarsi.
Bisognerà capire se questo sostegno all'accordo sarà sufficiente per convincere le banche, nell'incontro di domani, ad aderire all'operazione di ristrutturazione del debito, considerando che gli istituti di credito hanno condizionato la loro partecipazione all'operazione all'intesa con il sindacato. La questione esuberi, così come il debito con le banche, sono considerate decisive da Etihad Airways, in vista della creazione della newco; martedì con l'arrivo in Italia del Ceo, James Hogan, il quadro sarà più chiaro, per quella giornata anche la Cgil avrà sciolto le riserve.
Rispetto alla stima iniziale di 2.251 esuberi, dunque, la proposta fatta ieri dal governo ai sindacati prevede che vengano posti fuori dal perimetro aziendale della Nuova Alitalia 1.635 dipendenti, in parte esternalizzati, in parte ricollocati. Nel dettaglio, 616 dipendenti saranno collocati entro il perimetro aziendale della Nuova Alitalia: per 250 assistenti di volo scatteranno i contratti di solidarietà, altri 200 saranno assunti con contratto a tempo indeterminato part-time al posto degli stagionali in passato impiegati per attività di handling nei periodi di picco. Tra i lavoratori rientranti nel perimetro aziendale vengono conteggiati anche i 56 dipendenti delle sedi estere Alitalia, gli 84 che andranno in pensione, i 26 in procinto di dare le dimissioni. Mentre 954 dipendenti saranno messi in mobilità fino a 5 anni e coinvolti dalla sperimentazione del contratto di ricollocamento finanziato dalla legge di stabilità con 15 milioni. Diversamente da quanto era stato proposto in un primo momento, non ci sarà per un anno il passaggio alla Cigs per cessazione d'attività. Per 681 dipendenti, invece, si prospetta il collocamento in altre società entro il 31 dicembre 2014, sempre passando per la mobilità; in 200 dovrebbero andare ad Atitech, per 100 manutentori e 100 piloti si dovrebbero spalancare le porte di Etihad, mentre in 100 andranno presso le aziende fornitrici di Alitalia e 40 presso le fornitrici di Adr, inoltre 56 addetti alla security saranno esternalizzati, così come 85 addetti all'Information technology.
Al tavolo sono state presentate anche una proposta di taglio del costo del lavoro per circa 31 milioni (rispetto ai 48 milioni del piano originario) con un contributo di solidarietà in base al reddito, e di contratto nazionale del trasporto aereo, per la sezione vettori con Assaereo. Lunedì riprenderà il confronto su queste due proposte, con l'obiettivo di chiudere il tutto al massimo entro martedì.
Che la strada verso l'accordo fosse in salita si è capito già ieri mattina alle 11 quando, dopo una nottata passata a trattare, allo scadere della dead line fissata dal governo i sindacati si sono presentati al tavolo. La conclusione della giornata ha rispecchiato le dichiarazioni di inizio mattinata: le maggiori critiche le ha mosse la leader della Cgil, Susanna Camusso, che prima dell'inizio della riunione ha sottolineato «l'operazione si configura come una cessione di ramo d'azienda con licenziamenti collettivi, che non è mai stata fatta in altre aziende e si presta a ricorsi», le trattative «hanno i loro tempi, ma se non risolvono i problemi non si possono chiudere».
Diversa la posizione del numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni che in mattinata sollecitava chiarimenti, sottolineando però: «bisogna chiudere entro oggi, non si può andare avanti all'infinito». Sulla stessa linea la Uil, con il responsabile della categoria, Marco Veneziani, che a fine serata parlava di «accordo doloroso perchè coinvolge esuberi, ma indispensabile per salvare Alitalia, gli 11mila dipendenti e l'indotto». Soddisfatto Maurizio Lupi: «Grande scelta, anche la Cgil lo capirà». Per l'ad Gabriele Torchio, quello di ieri «è stato un passo in avanti importante».
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