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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 16:34.
ROMA - Etihad Airways ha inviato ieri una lettera ultimatum ad Alitalia-Cai. L'a.d. della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, sottolinea che «rimane un numero relativamente piccolo ma significativo di punti da risolvere» prima che si possa firmare l'accordo finale al quale le compagnie lavorano da mesi, ricordando che il termine è «non oltre il 31 luglio 2014».
Arrivata nel pomeriggio per posta elettronica all'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, e al presidente Roberto Colaninno, la lettera segnala che «i punti irrisolti» sono diventati più importanti «alla luce del recente aggiornamento sulle aspettative di risultati negativi» di Alitalia e «della nuova struttura proposta da Poste». «Il più rilevante di questi problemi – scrive l'a.d. di Etihad – riguarda la disponibilità per la Vecchia Alitalia (HoldCo) di fondi sufficienti per consentire il trasferimento dell'attività aziendale alla Nuova Alitalia (NewCo) al closing con l'ammontare concordato di liquidità».
La lettera è arrivata a Roma mentre sembravano vicini a un'intesa i due schieramenti di azionisti di Alitalia, da un lato le grandi banche creditrici e azioniste (Intesa Sanpaolo e Unicredit) insieme ad Atlantia, Poste Italiane dall'altro, sulla struttura societaria per la ricapitalizzazione di Alitalia-Cai, deliberata per 250 milioni di euro dai soci il 25 luglio.
L'a.d. di Poste, Francesco Caio, non intende versare un euro di denaro pubblico nella Cai che considera una «fornace» (ha perso 569 milioni nel 2013) ma solo a valle, in una nuova società intermedia, la «midco», che non risponderebbe delle perdite 2014 né del contenzioso di Cai.
Questa «midco» si dovrebbe frapporre tra la vecchia Alitalia-Cai (la HoldCo) e la nuova Alitalia (NewCo), che nascerebbe pulita, senza debiti. Poste verserebbe 65 milioni nella «midco», di cui sarebbe azionista accanto ad Alitalia-Cai. La «midco» avrebbe il 51% della nuova Alitalia, nella quale entrerebbe Etihad con il 49% iniettando 560 milioni. Banche e Atlantia si erano dette d'accordo, a condizione che Poste dimostri la fattibilità della «midco». Caio ha chiesto inoltre maggiori diritti nel governo societario e «pari dignità» con gli altri azionisti.
Ma a metà pomeriggio da Alitalia è partita una lettera, firmata dall'avvocato Sergio Erede, che ha mosso obiezioni alla struttura proposta da Poste. Obiezioni rigettate da Francesco Gianni, l'avvocato che assiste Poste insieme al Credit Suisse. La causa dell'improvvisa tensione è la lettera di Hogan, inviata a poche ore dalla scadenza del termine del 31 luglio.
Il cuore della lettera è la preoccupazione di Etihad per il peggioramento dei conti di Alitalia e per il rischio che, alla data prevista per il «closing», a fine ottobre, la vecchia Alitalia-Cai non abbia i soldi sufficienti per coprire i rischi e i costi. Hogan non vuole che la nuova Alitalia abbia un azionista, la Cai, che rischia di fallire. «A meno che non riceviamo prova ragionevole che gli attuali "stakeholder" intendono fornire il capitale necessario o altre forme accettabili di finanziamento ponte ad Alitalia che potrebbero fornire fondi sufficienti alla vecchia Alitalia (HoldCo), le parti non sarebbero in condizione di firmare i documenti dell'accordo», ha avvertito perentorio Hogan. Ieri sono circolate nuove cifre sul "buco" finanziario di Alitalia. Se confermate non basterebbero i 250 milioni della ricapitalizzazione, ma servirebbero fino a 350-400 milioni.
L'elenco delle doglianze non è esaurito. «Stiamo ancora aspettando» una risposta da Alitalia – ha aggiunto Hogan – ad «alcune domande inviate venerdì scorso»: una decisione finale sul contenzioso con Toto; la conferma degli accordi finali con i sindacati; la conferma che la Nuova Alitalia sarà indenne da contestazioni della Ue sugli aiuti di Stato e «chiarezza» sulla struttura di Poste. Hogan vuole sapere «con urgenza» come Alitalia e i principali azionisti propongono di risolvere questi problemi. Stamattina è previsto un vertice a Palazzo Chigi tra Alitalia, banche, Atlantia, Poste e il sottosegretario Graziano Delrio. A meno di 48 ore dalla scadenza del termine indicato da uno spazientito Hogan. E stavolta non ci sarebbero proroghe.
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