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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 07:37.
Vincent Bolloré non parla, ma fonti vicine al presidente di Vivendi (il cui titolo è salito ieri del 3,6%) buttano acqua sul fuoco: l'offerta di Telefonica non è stata sollecitata, non ci sono stati contatti precedenti ed è abbastanza improbabile che il consiglio di amministrazione del gruppo francese la accetti.
Nel comunicato diffuso ieri mattina, Vivendi si limita a ricordare che «nessuna delle sue controllate è in vendita» e che «la sua strategia consiste nella creazione di un gruppo industriale focalizzato sulla crescita organica delle diverse attività e sul sostegno al loro sviluppo». Pur annunciando che «nella sua prossima riunione il Cda valuterà l'offerta e deciderà quale seguito darle, nell'interesse degli azionisti e dei dipendenti di Gvt».
Al di là delle parole ufficiali, va però sottolineato che con l'arrivo di Bolloré alla guida di Vivendi (lo scorso 24 giugno, forte del 5% che ne fa il primo azionista), lo scenario è un po' cambiato. Con il predecessore Jean-René Fourtou, la strategia - dal giugno 2012 - era quella di una forte concentrazione sui media, a scapito delle attività nelle telecomunicazioni, frutto della diversificazione precedente. E in questa prospettiva si sono inserite le cessioni della quota di controllo (53%) in Maroc Telecom e quella, che verrà perfezionata entro fine anno, di Sfr (uno dei quattro operatori francesi di telefonia mobile) a Numericable.
Bolloré, entrato nel capitale di Vivendi attraverso l'apporto delle sue televisioni, ritiene invece che tra il mondo dei media - in particolare per quanto riguarda la produzione di contenuti - e quello delle telecomunicazioni vi siano importanti sinergie da realizzare.
Una visione in cui proprio Gvt (Global Village Telecom) può giocare un ruolo centrale. Forte della sua rete di fibra ottica, la società brasiliana è un attore di primo piano nell'internet a banda larga e nella telefonia fissa. Ma soprattutto, dal 2012, è un protagonista della pay tv (715mila abbonati a fine marzo, il 13% del suo fatturato) in un mercato in forte espansione. E Vivendi - che con Canal+ è ancora il numero uno francese della pay tv - possiede Studiocanal, peso massimo europeo nella produzione e distribuzione di film e serie tv, e Universal Music, numero uno mondiale del settore.
Non solo Vivendi non ha quindi bisogno di vendere Gvt ma non è neppure scontato che lo voglia fare. Così com'è tutt'altro che scontato che venda a breve la quota del 20% che avrà nel futuro gruppo Sfr/Numericable. Ecco perché i collaboratori di Bolloré invitano alla prudenza e lasciano immaginare che il Cda del 28 agosto potrebbe respingere al mittente l'offerta di Telefonica (valida fino al 3 settembre) o comunque prendere tempo (magari in vista di una corsa al rialzo dalla quale potrebbe spuntare un prezzo ben più alto).
Quanto alla prospettiva di acquisire la partecipazione dell'8,3% in Telecom Italia, le fonti vicine a Bolloré (che detiene il 7% di Mediobanca e dovrebbe salire all'8%) sono ancora più scettiche: per Telefonica è un modo di disfarsi della quota e se Vivendi ha un potenziale interesse per il mercato italiano delle telecomunicazioni non è invece interessata a uno strapuntino in Telecom.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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