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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2014 alle ore 06:38.
L'ultima modifica è del 07 agosto 2014 alle ore 06:46.

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Per il top management di Telecom Italia agosto sarà un altro mese di intenso lavoro. Tempestato dalle domande degli analisti sul Brasile, in conference call l'ad Marco Patuano è stato criptico: «Non siamo interessati a nulla che sia irrazionale, non abbiamo mai fatto nè mai faremo offerte folli. Ma sul Brasile continuiamo a mantenere tutte le opzioni aperte. Tim Brasil è un asset core e ci investiamo». Molto di più non ha voluto aggiungere.
Messaggio criptico, ma decrittabile. Telefonica ha presentato un'offerta a Vivendi per Gvt che sotto il profilo finanziario è certamente allettante: 6,7 miliardi in controvalore, tra cash e azioni, che valorizzano la rete in fibra ottica brasiliana quasi 10 volte l'Ebitda. Vivendi però, sotto l'egida di Vincent Bolloré, l'ha ribadito anche dopo aver ricevuto la proposta di Telefonica: non vuole vendere, ed evidentemente l'avance di Cesar Alierta è stata recepita come una sollecitazione a farlo.
In effetti Vivendi non ha bisogno di fare cassa (le finanze si sono irrobustite con le recenti cessioni di Maroc Telecom e Sfr), bensì di ridisegnare una strategia industriale che valorizzi il suo core business, i contenuti musica e video. I contatti con Telecom Italia, che risalgono ad anni addietro quando Vivendi aveva ancora la sua divisione tlc, quest'anno si sono intensificati con focus specifico su Gvt. Patuano, che già a fine gennaio aveva incontrato riservatamente Bolloré a Parigi, in questi mesi ha avuto modo di approfondire il tema: Gvt e Tim Brasil si sposerebbero perfettamente e un'eventuale integrazione non troverebbe alcuna difficoltà nell'iter autorizzativo. Questo, a differenza dell'ipotesi di una combinazione con Telefonica che invece presenterebbe qualche criticità. Il ministro delle Comunicazioni brasiliano, Paulo Bernardo, ha fatto presente che a San Paolo Telefonica, in quanto concessionaria di licenza tlc, non potrebbe rilevare le attività in loco di Gvt, mentre non ci sarebbero problemi in altre regioni del Paese.
Patuano, decrittando, ha detto che Telecom non ha intenzione di partecipare a una contesa finanziaria, a colpi di rilanci, non solo perchè l'asticella del prezzo piazzata da Telefonica è piuttosto alta, ma anche perchè i ragionamenti su Gvt fin dall'inizio sono stati improntati a una logica industriale-strategica. Bene, se dalle parole si vorrà passare ai fatti, non ci sarà comunque molto tempo da perdere. Formalmente l'offerta di Telefonica scade il 3 settembre e quando il board di Vivendi, come promesso, la valuterà, Bollorè difficilmente potrebbe respingerla senza avere sul tavolo un'alternativa strategica che soddisfi meglio gli interessi di un'opzione finanziaria, per quanto allettante.
Non è un mistero che il presidente del gruppo transalpino preferirebbe un accordo con Telecom. Ma Telecom si farà avanti? Gli indizi dicono di sì. Anche senza mandato formale, il gruppo sta già lavorando con alcune banche che la assistono nelle scelte strategiche. E a Rio de Janeiro è in arrivo a giorni Guglielmo Noya che nella casa-madre si occupa di M&A e in Tim Brasil assumerà la carica di cfo, con le funzioni di investor relations, acquisti e security a riporto.
Per la prima volta il contesto è favorevole. Gli ambienti governativi, almeno a parole, sostengono la causa. Il sottosegretario Graziano Delrio ha definito «parole sagge» quelle del presidente Cdp Franco Bassanini (che martedì avrebbe incontrato il premier Matteo Renzi) e quelle del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli che hanno richiamato il concetto della tutela degli interessi generali del Paese. Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, in un'intervista al direttore del Sole-24Ore ha sottolineato «l'importanza dell'azienda e il ruolo che svolge per la sicurezza nazionale», cosa che fa di Telecom «una realtà rispetto alla quale lo Stato e la politica non possono chiamarsi fuori». Dall'opposizione arrivano segnali nella stessa direzione. Sono intervenuti anche i deputati grillini in commissione Trasporti: «Telecom Italia è e resta un asset imprescindibile per il nostro Paese ma Telefonica, pur essendo un importante azionista della nostra azienda, con le sue mosse in Sudamerica continua a metterla in difficoltà. L'Italia non può accettare che Telecom venga trattata come una cenerentola e per questo ha bisogno immediato di una ricapitalizzazione, che le consenta di modernizzare l'infrastruttura per competere sui mercati globali».
Le minoranze azionarie non sono da meno. «Occorre procedere rapidamente con la fusione Gvt-Tim Brasil – è la posizione di Marco Fossati che, con Findim, è socio stabile al 5% – Il futuro di Telecom, sia in Italia sia in Brasile, passa attraverso una forte alleanza industriale e un conseguente cambio dell'assetto azionario che la metta in condizione di poter offrire servizi quadruple play. Il conflitto di interessi di Telefonica sta producendo una situazione pericolosa e grottesca al tempo stesso, in cui Telecom deve rispondere a una strategia ostile messa in atto dal suo primo azionista, che verosimilmente ha utilizzato informazioni sensibili su operazioni in atto». Anche i piccoli azionisti Asati sollecitano il cda a uscire «dall'inerzia, che favorisce solo il concorrente Telefonica», e a «presentare tempestivamente un'offerta per Gvt» che si sottragga al gioco dei rilanci.
Intanto Telefonica, che ha fatto la prima mossa, ora aspetta. E su richiesta Consob ieri ha fornito qualche precisazione sull'offerta collaterale a Vivendi di azioni Telecom. È «potenziale» e legata al preliminare accordo su Gvt: la cessione fino a 1,11 miliardi di azioni Telecom (l'8,3% del capitale) potrà avvenire direttamente o tramite uno strumento convertibile al prezzo medio di mercato per un periodo da concordare tra le parti. E comunque, se Vivendi accetterà, dovrà impegnarsi a non rivendere nè a utilizzare come copertura le azioni prima del 31 ottobre 2014.

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