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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 07:42.

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Le esportazioni di petrolio greggio dagli Stati Uniti hanno raggiunto 389mila barili al giorno nel mese di giugno, sorpassando per la prima volta quelle di un Paese dell'Opec: l'Ecuador. Era da aprile 1957 che non si registravano volumi così importanti e a gonfiare l'export all'epoca avevano contribuito circostanze eccezionali: la crisi di Suez, che aveva costretto gli europei ad approvvigionarsi oltre Oceano.

A stimolare le vendite all'estero oggi non è stato un evento particolare. Di eccezionale c'è solo l'ormai ben noto boom delle estrazioni petrolifere americane, che ha spinto la produzione nazionale a 8,4 milioni di barili al giorno, un record da quasi trent'anni. Anche il via libera ottenuto da Enterprise e Pioneer ad esportare condensati dopo una leggera lavorazione non c'entra: se verrà confermato, l'approccio più permissivo del dipartimento del Commercio potrebbe anzi aggiungere a breve altri 300mila bg all'attuale flusso di esportazioni.

Gli Usa, beninteso, importano ancora grandi quantità di greggio: 7,5 mbg la settimana scorsa. Il sistema di raffinazione nazionale non è infatti in grado di funzionare soltanto con lo shale oil, leggerissimo e poco solforoso. Ma se le importazioni di greggi più pesanti, soprattutto dal Golfo Persico, continuano a pieno ritmo, il rinascimento energetico americano ha già modificato profondamente le rotte del commercio di petrolio, con grave sofferenza per chi, come la Nigeria, produce soprattutto greggi light sweet simili a quelli del North Dakota o del Texas. Le vendite dei produttori africani negli Usa sono crollate ai minimi da quarant'anni in termine di valore: circa 15 miliardi di dollari quest'anno, stima il Financial Times, contro gli oltre 100 miliardi del 2008.

I dati sulle esportazioni americane in giugno provengono dallo Us Census, l'ufficio statistico governativo, e anticipano quelli diffusi ogni mese dall'Energy Information Administration (Eia). Storicamente sono però quasi sempre identici. Anche stavolta le vendite si sono dirette quasi totalmente in Canada, Paese per cui le licenze vengono concesse il modo semiautomatico. Le uniche eccezioni riguardano 6mila bg verso Singapore e 5mila verso la Svizzera, presumibilmente di greggio ri-esportato: un'ipotesi corroborata dalle destinazioni, entrambe sede di importanti società di trading. In maggio 17mila bg di greggio Usa erano però andati in Spagna.

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