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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2014 alle ore 08:15.

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ROMA
«Vogliamo un'Alitalia più sexy, con i migliori servizi possibili». James Hogan, l'amministratore delegato australiano di Etihad Airways, ieri sembrava un uomo felice per aver conquistato una donna molto bella.
Hogan è riuscito a conquistare l'Alitalia, imponendo condizioni accettate dai soci italiani, dalle banche, dai sindacati e dal governo che rendono l'operazione un affare per gli emiratini. Alitalia è «un grande marchio», ma un «poor business», cioè «un'azienda dai risultati scadenti», ha spiegato Hogan, raggiante, nella conferenza stampa alle 4 del pomeriggio.
«Alitalia ha bisogno di un cambiamento strutturale immediato. Perde soldi, non si può riparare rapidamente. Abbiamo un piano triennale per raggiungere l'utile nel 2017. Dovremo prendere decisioni dure. Nella prima settimana di settembre torneremo per parlare con il personale», ha detto.
Alle 15,45 Hogan e l'a.d. di Alitalia, Gabriele Del Torchio, hanno firmato il Tia, «Transaction implementation agrrement», l'accordo di investimento per la cessione agli emiratini del 49% di Alitalia, non la malconcia Alitalia-Cai ma la nuova compagnia che nascerà senza debiti. Prima l'assemblea di Alitalia aveva approvato la ricapitalizzazione per 300 milioni di euro.
L'accordo si chiama Tia, «Transaction implementation agreement». La conquista dell'Alitalia corona un corteggiamento «durato quasi 12 mesi», ha detto Del Torchio. «Sono andato la prima volta ad Abu Dhabi, a chiedere se Etihad era interessata ad Alitalia, il 14 agosto dell'anno scorso».
Il perfezionamento, il «closing» del contratto, è previsto entro fine anno. Allora Etihad acquisirà con un aumento di capitale il 49% di una nuova Alitalia, senza debiti (le banche rinunceranno a 598 milioni di crediti) e senza i 2.251 esuberi accettati dai sindacati (tranne la Cgil). Il 51% della compagnia sarà detenuto dalla nuova Midco Spa, creata per far partecipare alla ricapitalizzazione Alitalia le Poste, il cui a.d., Francesco Caio, non ha voluto investire altri soldi pubblici nella «fornace» Cai.
Il «closing» del contratto con Etihad è sottoposto a tre condizioni, la più importante è l'autorizzazione dell'Antitrust Ue. Il passaggio più delicato sarà il rispetto del regolamento Ue sul controllo: deve essere in mano a soggetti Ue.
Secondo Del Torchio «la maggioranza dell'azionariato di Alitalia è e sarà saldamente in mano a investitori europei». Etihad, per la forza finanziaria e industriale, avrà però un'influenza notevole. Alla domanda del Sole 24 Ore su chi avrà il controllo, Hogan ha risposto: «Il controllo ce l'ha il management team. Io gestisco Etihad».
Etihad sborserà 560 milioni, così ripartiti: 387,5 milioni per il 49% della nuova compagnia; 60 milioni per comprare da Alitalia 5 coppie di slot a Londra Heathrow che saranno affittati ad Alitalia; 112,5 milioni per comprare da Cai il 75% di Alitalia Loyalty, la società del Millemiglia. Con l'acquisto di slot e del Millemiglia Etihad rafforza la presa su Alitalia ma evita di sfondare la soglia proibita del 50% del capitale. Hogan ha eluso la domanda sul perché compra slot a Heathrow: «Lo abbiamo fatto anche con Jet Airways. Abbiamo avuto l'opportunità».
Hogan ha detto che Alitalia svilupperà il lungo raggio, «10 nuove rotte a lungo raggio in 5 anni», Fiumicino sarà rafforzato come «hub intercontinentale», saranno intensificati i collegamenti tra Italia e Abu Dhabi.
Il presidente di Alitalia, Roberto Colaninno, ha osservato che fare l'operazione è stato «difficile ma non impossibile. Siamo riusciti a raggiungere il primo livello. Adesso dobbiamo arrivare al secondo, terzo, quarto livello, crescere insieme. Questa alleanza sarà difficile, ma non impossibile». Confermato il «lock up», il divieto di vendere le azioni per cinque anni. Tra gli advisor Jp Morgan e Dla Piper per Etihad, Citi e Bonelli Erede per Alitalia, Credit Suisse e Gianni Origoni per Poste.
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