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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2014 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 10 agosto 2014 alle ore 13:57.

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A due mesi di distanza dal terremoto Mose, che ha coinvolto tra gli altri anche Roberto Meneguzzo, fondatore, guida, nonché azionista di maggioranza di Palladio Finanziaria, la merchant bank vicentina avvia il riassetto. Un riassetto che, con ogni probabilità, andrà a ridisegnare la mappa dell'azionariato delle Generali. Il piano di riorganizzazione sembra procedere, infatti, su un doppio binario. Da un lato c'è il tema dell'assetto societario di Palladio, dall'altro la gestione di una delle quote chiave della holding: il pacchetto detenuto nel Leone attraverso la partecipata Ferak.
Il destino di Ferak
Nulla al momento è ancora stato scritto. Tuttavia, all'interno di Ferak, veicolo che detiene direttamente poco più dell'1% delle Generali ma azionista di Effeti, newco proprietaria a sua volta di un altro 2,15% della compagnia, si è aperto il dibattito sul futuro della società. Dibattito che sembra orientato allo scioglimento della cassaforte con modalità ancora da valutare nel dettaglio. Complice il fatto che ogni ulteriore valutazione è evidentemente subordinata alla scissione di Effeti. Operazione, quest'ultima, già agli atti ma che per essere perfezionata necessita ancora di qualche adempimento burocratico.
Tuttavia, una volta archiviata la separazione dalla Fondazione Crt, si ragionerà sul destino di Ferak. Con la consapevolezza che si andrà a incidere su una realtà che come patrimonio ha una quota di poco superiore al 2,1% nelle Generali. Un asset che, stando ai prezzi di Borsa, vale poco meno di 500 milioni di euro. Come detto, l'ipotesi attorno alla quale si sta discutendo è quella della possibile cancellazione del veicolo. Circa le modalità, la discussione è aperta. Anche in questo caso può essere scelta la strada della scissione oppure si potrebbe optare per la liquidazione diretta. Molto potrebbe dipendere dall'andamento del titolo Generali, sul quale, visti i corsi attuali, Ferak conta ancora una piccola minusvalenza. Se si decidesse per la scissione, opzione caldeggiata da una parte degli azionisti, a ciascun socio verrebbero consegnate azioni del gruppo assicurativo. Ciò significherebbe che la famiglia Amenduni, attraverso le Acciaierie Valbruna, si ritroverebbe a detenere uno 0,7% circa del Leone, la Finint di Enrico Marchi e Andrea de Vido uno 0,5%, la Palladio Finanziaria uno 0,5% e Veneto Banca uno 0,21%. Altre piccole quote sarebbero suddivise tra gli altri azionisti di Ferak tra i quali la famiglia Zoppas. Ognuno, in questo modo, avrà evidentemente facoltà di gestire come meglio crede la propria partecipazione. Aspetto che, più di altri, in questo momento starebbe giocando a favore di una possibile separazione.
L'assetto di Palladio
Quanto a Palladio, solo pochi giorni fa, il 5 agosto, si è tenuta un'assemblea straordinaria di Sparta, la holding che controlla Pfh1, veicolo a sua volta azionista con il 50,45% della finanziaria vicentina. L'assise ha deliberato di procedere a una modifica chiave dello statuto. Ha cioé stabilito di eliminare tutti i vincoli al trasferimento delle azioni. La decisione è peraltro già diventata efficace, poiché l'atto di modifica è stato depositato alla Camera di Commercio in tempi assai celeri. Il risultato è che da ora qualsiasi azionista di Sparta potrà valorizzare le proprie quote. In quest'ottica, si starebbe già ragionando su un prossimo cambio della guardia. Roberto Meneguzzo, che ha il 51% di Sparta, avrebbe infatti stabilito di dare il via a un cambio generazionale con l'ingresso del figlio nel capitale del veicolo. Dove sono presenti, tra l'altro, anche l'amministratore delegato di Palladio Giorgio Drago (4,37%) e le varie famiglie Ricci, Spillere, Bocchi e Bernardi. Lo stesso gruppo di soci industriali che controlla direttamente un altro 21% della merchant bank vicentina. Palladio tra i soci conta pure Veneto Banca e Banco Popolare con quote poco sotto il 10%, Intesa Sanpaolo con il 9% e Mps con uno 0,5%.
Meneguzzo dunque avrebbe deciso di compiere un passo indietro a favore del subentro del figlio. Al quale ora spetterà prendere le redini di una galassia che, seppure radicata in Veneto, risulta essere uno snodo cruciale per affari e interessi che valicano la provincia vicentina e quel Nord Est che fino ad oggi ha fatto da culla alla holding. Alcuni numeri danno l'idea: Palladio ha oltre 200 milioni di disponibilità liquide attraverso Vei, un patrimonio netto di gruppo vicino ai 500 milioni e asset under management per oltre un miliardo.
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