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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2014 alle ore 07:20.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2014 alle ore 14:19.

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TOKYO – L'economia giapponese accusa la contrazione più spiccata dai tempi dello tsunami del marzo 2011: il prodotto interno lordo reale della terza economia mondiale nel secondo trimestre 2014 ha registrato un calo annualizzato del 6,8%, corrispondente a una contrazione dell'1,7% sul trimestre precedente (-0,1% trimestre su trimestre in termini nominali). Una performance negativa sostanzialmente in linea con le attese, dopo il rialzo dell'Iva (dal 5 all'8%) scattato il primo aprile scorso che aveva indotto i consumatori ad anticipare molti acquisti, specialmente di beni durevoli. Così è stato più che annullato il balzo annualizzato del 6,1% registrato nel primo trimestre e l'Abenomics va incontro al suo primo grande "setback" che complica gli ulteriori sviluppi della strategia espansiva promossa dal premier Shinzo Abe. Molti economisti ritengono, comunque, che il trimestre in corso farà tornare l'economia su un sentiero di crescita.

I dati. Il Pil nipponico è dunque stato trascinato in basso soprattutto dal crollo del 5% reale dei consumi sul trimestre precedente, dopo il +2% del primo trimestre. Ma hanno giocato altre componenti. Se la produzione industriale appare più debole delle previsioni, l'export risulta in diminuzione dello 0,4%, dopo il +6,5% del trimestre precedente 6,5%: mentre le importazioni sono scese del 5,6%, la domanda esterna ha contribuito positivamente per 1,1 punti percentuali. Migliorato il deflatore del Pil (+1,7% sul primo trimestre), tra il consolidarsi delle spinte inflazionistiche.

La reazione del mercato. La Borsa di Tokyo, dopo un iniziale ribasso, si è stabilizzata. Da un lato, il dato è apparso persino leggermente migliore delle attese assai pessimistiche (in quanto ribassate nelle ultime settimane), dall'altro ora crescono le aspettative che la Banca del Giappone riveda al ribasso le sue stime sull'economia e possa prepararsi a nuove misure ulteriormente espansive di politica monetaria (che molti investitori vedrebbero con favore). L'indice Nikkei ha chiuso in progresso dello 0,35% a 15.213,63 punti.

Il dilemma di Abe. Il governo ha sottolineato che non ci si deve preoccupare troppo. Ma certo per il premier Abe diventa più complicato dare il via libera definitivo al già previsto ulteriore rialzo dell'Iva al 10% a partire dall'ottobre 2015. La decisione va presa entro fine anno: saranno cruciali i dati sul Pil del terzo trimestre. Il ministero delle Finanze preme perché l'aumento della pressione fiscale sia confermato, al fine di non rischiare il disappunto di buona parte della comunità finanziaria internazionale se venissero rinnegati gli impegni verso una progressiva diminuzione dell'altissimo indebitamento statale (c'è il pericolo di una parziale destabilizzazione del mercato dei bond pubblici). Ma non è più scontato che l'ok al nuovo rialzo dell'Iva arrivi (sia pure accompagnato da una manovra di ulteriori stimoli fiscali). Una economia debole renderebbe quasi impossibile il raggiungimento di un costante tasso di inflazione del 2%: obiettivo conclamato della banca centrale, sul quale ha messo in gioco la sua credibilità.

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