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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2014 alle ore 06:39.

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PARIGI. Dal nostro corrispondente
Vivendi ha scelto Telefonica. Nonostante «la grande attenzione» del presidente (e primo azionista con il 5%) Vincent Bolloré per la proposta di Telecom Italia, nonostante il ruolo chiave giocato da Mediobanca (advisor e azionista del gruppo italiano, e di cui Bolloré ha il 7%), nonostante l'offerta di Telecom Italia fosse «pertinente e di qualità» (come recita il comunicato di Vivendi), il colosso francese dei media ha preferito gli spagnoli. Lo stesso Bolloré ha definito l'offerta di Telefonica «irresistibile». Pur confermando il tradizionale interesse per il mercato italiano e annunciando la decisione di diventare un importante e stabile azionista del gruppo italiano.
«In relazione alla strategia del gruppo e nel miglior interesse dei suoi azionisti - spiega la nota diffusa nel primo pomeriggio, in largo anticipo rispetto alle previsioni - il consiglio di amministrazione di Vivendi ha deciso di entrare in una fase di negoziato esclusivo con Telefonica» per la cessione della controllata brasiliana Gvt, che opera nei settori della telefonia e della pay tv.
«Il prezzo proposto da Telefonica - prosegue il comunicato - è stato considerato particolarmente attrattivo, consentendo di realizzare una plusvalenza di 3 miliardi di euro. L'accordo tra Telefonica e Vivendi consentirebbe poi di sviluppare progetti comuni nel campo dei contenuti e dei media. Vivendi potrebbe inoltre, se lo desidera, diventare azionista di Telecom Italia scambiando titoli brasiliani con azioni italiane». L'offerta degli spagnoli è insomma quella che soddisfa al meglio «gli obiettivi strategici e finanziari del gruppo».
Ieri mattina, sul tavolo degli amministratori di Vivendi c'erano due offerte. Quella degli italiani, presenti sul mercato del Paese sudamericano con Tim Brasil, era di 7 miliardi di euro, con una parte in cash pari a 1,7 miliardi, una parte in titoli Telecom Italia (16% del capitale e 21,7% in diritti di voto) e una parte in azioni della controllata brasiliana (15%).
Quella degli spagnoli era di 7,45 miliardi di euro (cifra sensibilmente alzata rispetto ai 6,7 miliardi della prima proposta del 4 agosto), con 4,66 miliardi in cash e il 12% in titoli di Telefonica Brasil. Un terzo di queste azioni, a scelta di Vivendi, può essere scambiato con una quota pari al 5,7% (e l'8,3% dei diritti di voto) di Telecom Italia.
Telefonica, che era partita per prima all'assalto di Gvt (acquisita da Vivendi nel 2009 per 2,8 miliardi, bruciando sulla linea del traguardo proprio gli spagnoli), ha aspettato di conoscere i dettagli della proposta italiana prima di presentare la nuova versione della propria. Che fonti vicine ai vertici di Vivendi hanno definito «impossibile da non accettare».
Ha inoltre cercato di esercitare il massimo di pressione sulla società francese. Mentre l'offerta di Telecom Italia era infatti valida fino al 20 settembre, quella di Telefonica sarebbe scaduta oggi. La decisione di Vivendi di optare per una trattativa in esclusiva con gli spagnoli apre invece un periodo di tre mesi in cui si dovranno discutere tutti i dettagli dell'accordo (per un closing previsto per fine anno).
Aspetti industriali in primis, con la prospettiva di una vera partnership nella distribuzione dei contenuti. Uno dei punti che interessa di più a Bolloré e ai principali soci di Vivendi, che vogliono trasformarla in «un gruppo integrato e orientato verso i media e i contenuti». Prodotti dalle controllate Canal+ e Universal Music.
Quanto al mercato italiano e ai rapporti con Telecom, Bolloré ha detto che Vivendi è effettivamente intenzionata ad acquisire la quota di Telecom Italia. E che vuole diventare «un azionista di lungo periodo» del gruppo italiano.
A meno di clamorose sorprese (l'emergere di dissensi insanabili di qui al 28 novembre, segnali fortemente negativi da parte dell'antitrust brasiliana) la partita sembra quindi chiusa.
Vivendi – che con questa operazione conclude le dismissioni nel settore telecom, dopo la cessione di Maroc Telecom e di Sfr – ha anche presentato i conti del primo semestre, che si è chiuso con utili per 1,9 miliardi di euro (+85%) e per 355 milioni al netto delle poste straordinarie (-1,1 per cento).
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