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Questo articolo è stato pubblicato il 12 settembre 2014 alle ore 06:39.

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ROMA
Mancava solo Luca Cordero di Montezemolo e l'assetto della nuova Alitalia sarebbe stato completo. Negli incontri con i dipendenti svoltisi nel lussuoso albergo romano in cui ieri è tornato James Hogan, l'amministratore delegato di Etihad Airways che è il trionfatore del negoziato tra il vettore di Abu Dhabi e i soci della malconcia compagnia italiana, c'erano anche il futuro a.d. (già designato) della nuova Alitalia, Silvano Cassano, il presidente e l'a.d. uscenti Roberto Colaninno e Gabriele Del Torchio, il vicedirettore generale Giancarlo Schisano, il direttore del personale, Antonio Cuccuini, con il suo omologo di Etihad.
Hogan non ha fatto riferimenti a Montezemolo, la cui candidatura a presidente di Alitalia è sostenuta da Abu Dhabi, come la nomina di Cassano, che ha fatto il consulente per Hogan. Colaninno si è associato ai pareri favorevoli di alcuni soci per Montezemolo presidente: «Credo che se il cda e gli azionisti confermeranno quello che penso – ha detto il presidente di Alitalia-Cai – sarà un'ottima opportunità avere un manager della sua esperienza a ricoprire la carica di presidente. Sono un grande amico di Montezemolo. (...) Abbiamo salvato Alitalia e di questo sono molto orgoglioso». Dello stesso avviso il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: «Secondo me sarebbe un ottimo presidente», ha detto il sindacalista.
Come in un film a proiezione continuata, Hogan ha incontrato, a gruppi, circa 160 dirigenti e figure di vertice della compagnia italiana ripetendo a tutti lo stesso discorso, come un motivatore. Infine l'incontro con il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi. Strategie, i rapporti con il personale e gli esuberi, il delicato passaggio con la Ue che deve esaminare l'accordo Alitalia-Etihad sono i temi affrontati nella giornata.
«È stato un incontro molto buono, con un supporto fantastico da parte del ministro», ha detto Hogan, precisando che «c'è stato un aggiornamento sullo stato delle cose, abbiamo parlato della situazione in corso con le autorità Ue». Secondo Lupi «la prossima settimana verrà notificato l'accordo» a Bruxelles. «Credo che per novembre dovrebbe arrivare» la decisione «dell'Antitrust Ue», ha osservato Del Torchio, il quale non vede particolari problemi e sostiene che «l'azienda è solidamente in mani italiane ed europee». In realtà, il socio determinante è Etihad, che con il 49% sarà il primo azionista.
Il manager australiano è tornato a presentare gli obiettivi della nuova Alitalia, come aveva fatto nella conferenza stampa dell'8 agosto. Secondo Hogan Alitalia deve diventare più attraente per i clienti, «più sexy». Hogan chiede «entusiamo, motivazione, dedizione, trasparenza nei rapporti». Secondo l'a.d. di Etihad, dopo i tagli già previsti Alitalia potrà crescere nei passeggeri e ci sono molte opportunità nelle merci.
L'esigenza principale è «fare soldi», due parole scandite da Hogan come un'ossessione, se non fosse che nel vocabolario Alitalia questi termini sono sconosciuti. L'obiettivo dell'utile netto per Ali-Had è fissato per il 2017, con 108 milioni di euro su 3,7 miliardi di fatturato. Oggi gli incontri di Hogan saranno allargati ad alcune migliaia di dipendenti, in un albergo alla Magliana. Lunedì il copione si ripeterà a Milano.
Secondo il segretario della Uil, Angeletti, i manager di Etihad «hanno compreso benissimo i dolorosi sacrifici richiesti ai lavoratori ma hanno espresso l'intenzione di riassorbirli come fatto in altre compagnie». Prima dell'accordo con Etihad Alitalia ha firmato con i sindacati (unica a rifiutarsi la Filt-Cgil) un'intesa che prevede 2.251 esuberi. Chi accetta l'incentivo di 10mila euro verrà collocato in mobilità volontaria, finora lo hanno accettato 400 lavoratori, ha detto Del Torchio.
Durante la gestione Cai i lavoratori della vecchia Alitalia rimasti fuori dalla nuova compagnia non sono stati riassorbiti dalla Cai, tranne pochissime unità. Ci sono tuttora circa 4.500 lavoratori in mobilità, rispetto agli oltre 7mila espulsi nel 2008 dalla compagnia pubblica. Il segretario nazionale della Filt-Cgil, Nino Cortorillo, è stato più prudente di Angeletti sul riassorbimento dei lavoratori e ha auspicato che «non sia solo un'operazione di immagine».
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