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Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre 2014 alle ore 18:45.
L'ultima modifica è del 16 settembre 2014 alle ore 19:19.

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Si competa la nuova governante dello Ior, con l'ingresso di un itliano. La Commissione Cardinalizia dell'Istituto ha assegnato al cileno Mauricio Larraín e all'italiano Carlo Salvatori la carica di membri del Consiglio di Sovrintendenza dello Ior. Il prefetto per l'Economia, cardinale George Pell – l'uomo forte delle finanze pontificie - lo aveva annunciato il 9 luglio scorso, presentando il nuovo assetto delle finanze vaticane: tra i due membri del rinnovato consiglio dello Ior che quel giorno non risultavano ancora nominati, dei sei complessivi, ci sarebbe stato un italiano. «Abbiamo bisogno degli italiani», aveva detto sorridendo il porporato australiano, ricordando come anche nella Commissione di vigilanza Ior sieda il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato. E oggi, in coincidenza col primo board presieduto dal banchiere francese Jean-Baptiste de Franssu, la nomina è stata formalizzata.

Chi sono Larraín e Salvatori
I due nuovi membri del Consiglio di sovrintendenza, nominati dalla Commissione cardinalizia, sono il cileno Mauricio Larrain e l'italiano Carlo Salvatori. Il primo, 64 anni, è direttore esterno del gruppo Banco Santander Cile, di cui per oltre vent'anni è stato presidente e direttore generale, oltre che direttore generale della Ese Business School dell'Università Los Andes del Cile. Il secondo, 73 anni, è presidente della banca d'investimento Lazard Italia e della compagna assicurativa Allianz Spa, oltre che membro del consiglio d'amministrazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù. È stato anche ad di Unipol Gruppo Finanziario, presidente di Unicredit e vice presidente di Mediobanca. Dei curriculum che fanno dire al cardinale Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione di vigilanza, che «lo Ior è lieto di lavorare con questi due membri aggiuntivi, che apporteranno all'Istituto una notevole esperienza in campo finanziario e un'ottica globale proprio nel momento in cui lo Ior si sta rafforzando e raggiungendo gli obiettivi segnalati dal Santo Padre».

Il board è al completo
Con le due designazioni, il board è ora al completo. Oltre a Larrain e Salvatori esso conta il presidente De Franssu e come altri membri il tedesco Clemens Boersig, l'americana Mary Ann Glendon e il britannico sir Michael Hintze, insediatisi appunto il 9 luglio. Ai sei componenti laici si aggiunge, in veste di segretario non votante, monsignor Alfred Xuereb, segretario generale della Segreteria per l'Economia ed ex segretario articolare di papa Francesco. La nomina nel board di un altro segretario non votante e quella di un sesto membro della Commissione cardinalizia arriveranno invece una volta completata la revisione dello Statuto, attualmente in corso.

Ior al lavoro sul Piano operativo 2015
Entrato nella "Fase 2" della sua riforma, lo Ior è in queste settimane al lavoro sul Piano operativo 2015, che dovrà prendere forma entro la fine di quest'anno. Si tratta di mettere gradualmente in atto le indicazioni date con l'inizio della presidenza De Franssu: revisione degli statuti e riorganizzazione delle attività seguendo tre priorità strategiche, il rafforzamento del business, il passaggio della gestione del patrimonio a un nuovo e centrale Vatican Asset Management (Vam), e concentrare definitivamente le attività Ior sulla consulenza finanziaria e sui servizi di pagamento per il clero, le congregazioni, le diocesi e gli impiegati laici del Vaticano. Intanto, procede il completamento della scrematura e della chiusura dei conti, sulla base dello screening partito dal maggio 2013: la "banca" vaticana ha chiuso i rapporti con 3.355 clienti, di cui 2.600 con conti da tempo non operativi ("conti dormienti") e 755 non appartenenti alle categorie autorizzate (conti "laici"). Di questi ultimi, all'inizio di luglio con 396 clienti i rapporti erano già cessati, mentre per altri 359 l'iter era ancora in corso. Il numero dei conti chiusi è comunque superiore, poiché ciascun cliente può averne più d'uno.

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