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Questo articolo è stato pubblicato il 30 settembre 2014 alle ore 06:39.

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MILANO
Parte ufficialmente il rinnovo del consiglio di amministrazione di Mediobanca. Ieri il direttivo e l'assemblea del patto di sindacato di piazzetta Cuccia hanno approvato all'unanimità la lista dei candidati che verranno presentati all'assemblea del prossimo 28 ottobre per il rinnovo del consiglio di amministrazione. Un consiglio, quello che sarà nominato tra un mese dall'assemblea dei soci, che sarà più snello, con un numero di componenti che scende da 20 a 18, ma soprattutto in cui si registrerà un peso maggiore per le donne in Mediobanca grazie a una delle vicepresidenze affidata a Maurizia Comneno. Non solo. Per la prima volta nella storia della banca d'affari milanese, il board non rispecchia più la storica suddivisione in gruppi (banche, industriali, soci esteri) sancita nei vecchi patti di sindacato, ma registra il «peso» dei singoli azionisti, con un posto dunque in prima fila per UniCredit e Vincent Bolloré, che ieri ha fatto sapere di essere al 7,5% dell'istituto (ma può salire fino all'8%).
Diverse, così, le novità che emergono. Tra i 18 nomi figurano 5 manager: accanto al presidente Renato Pagliaro, all'amministratore delegato Alberto Nagel e al direttore generale Francesco Saverio Vinci, entrano secondo la logica della rotazione, Alexandra Young (capo delle risorse umane) e Gianluca Sichel (amministratore delegato di Chebanca). Per i due vicepresidenti, come stabilito nel nuovo patto, da un lato c'è la riconferma di Marco Tronchetti Provera, proposto da Vincent Bolloré con l'assenso degli altri pattisti; dall'altro, su indicazione di UniCredit, spicca l'ingresso di Maurizia Comneno. La lista si completa poi con Alessandro Decio ed Elisabetta Magistretti su indicazione di UniCredit, Vanessa Laberenne, la figlia 26enne del finanziere bretone, Marie Bolloré (che si avvia ad essere la più giovane consigliere della storia di Mediobanca) e Tarak Ben Ammar per il gruppo Bolloré, il presidente della Fieg Maurizio Costa (su indicazione diretta della Fininvest per il suo alto profilo manageriale) e Maurizio Carfagna (per Mediolanum), infine confermati Angelò Casò, Gilberto Benetton e Alberto Pecci. Escono dunque dal board Carlo Pesenti (entrato alla fine degli anni Novanta, ma il padre Giampiero Pesenti continua a restare nel patto) Dieter Rampl, Eric Strutz, Roberto Bertazzoni, Bruno Ermolli e Anne Marie Idrac. Ermolli e Bertazzoni non erano ricandidabili per limiti di età. L'ultimo posto è quello che poi sarà destinato alle minoranze e la lista quest'anno non sarà più presentata dalle Fondazioni ma dal Comitato dei gestori di Assogestioni per conto degli investitori istituzionali.
La nuova composizione del board, che arriva dopo la revisione dell'accordo di sindacato, rappresenta così il primo passo verso quella revisione di governance da tempo in cantiere e richiesta da Bankitalia. I lavori saranno infatti progressivi per arrivare a completamento entro il 30 giugno 2017, data ultima fissata dalla Banca d'Italia per l'applicazione integrale delle nuove disposizioni in materia di governo societario delle banche. L'istituto di Piazzetta Cuccia in teoria avrebbe potuto essere la prima banca ad adeguarsi, ma per farlo appieno sarebbe stato necessario modificare lo statuto. Si è così proceduto – sul piano dell'azionariato – alla revisione del patto in formula più leggera, mentre sul piano della governance della banca si è optato, al momento, per l'introduzione di quelle modifiche che non richiedono di mettere mano allo statuto. I vincoli statutari, tuttavia, saranno modificati già a ottobre 2015, come raccomandato dal board uscente.
Nel corso della riunione del patto di sindacato, per finire, c'è stata anche la presentazione del bilancio. I manager hanno illustrato i conti già approvati il 17 settembre che hanno visto ricavi a 1.819 milioni (+12%) e un utile di 465 milioni.
Ieri, intanto, il titolo ha chiuso in calo del 2,58% in linea con il listino.
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