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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 12:01.

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Atene vuole giocare d'anticipo e uscire dal piano di aiuti del Fondo monetario a fine anno mentre i suoi creditori sono in allarme e chiedono che venga rispettata la data del 2016.
Una situazione che rischia di diventare incandescente. La seconda fase dei colloqui tra Grecia e troika è probabile che sia più difficile del previsto, dopo che il direttore generale del Fondo monetario internazionale, la francese Christine Lagarde, ha indicato giovedì che la Grecia dovrebbe tenere aperta una linea di credito con il Fondo, anche se il primo ministro conservatore, Antonis Samaras, a capo di un governo di coalizione con il socialista Pasok, ha affermato che il Paese mediterraneo è finalmente in grado di coprire da solo le sue necessità di finanziamento.

Sarà vero? I rendimenti dei titoli greci (il termometro della affidabilità sui mercati) sono scesi al minimo del 5,52 per cento l'8 settembre scorso, il più basso da inizio 2010, dopo aver registrato un livello record del 44% nel marzo 2012, alla vigilia di una difficile tornata elettorale che aveva messo in dubbio la permanenza nell'euro del Paese. Attualmente i rendimenti dei bond ellenici a dieci anni sono saliti al 6,6% proprio sulle voci di un ritiro anticipato dalla protezione del Fondo monetario.

Ma torniamo al braccio di ferro tra Fmi e Atene. Parlando al summit annuale del Fondo a Washington, la Lagarde ha preso atto della volontà del Governo greco per una rapida uscita dal suo programma di prestiti con la Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale, ma ha ribadito che il Paese avrebbe ancora bisogno di aiuto. «Al fine di fornire un risultato soddisfacente, il Paese sarebbe in una posizione migliore se mantenesse un qualche forma di sostengo precauzionale», ha detto il direttore dell'Fmi. «Quindi stiamo parlando di evoluzione nel rapporto. Ma noi crediamo che il rapporto possa ancora essere estremamente utile per il Paese».

Le sue osservazioni sono venute una settimana dopo che il presidente della Bce, Mario Draghi, aveva detto che la Grecia deve rimanere sotto qualche forma di programma di aiuti, se si vuole che i titoli garantiti da attività delle sue banche possano essere eleggibili per il programma Abs della Bce. Insomma se si vuole che Francoforte li continui ad accettare come garanzia per i prestiti alle banche greche appena ricapitalizzate con soldi provenienti, in larga parte, proprio dagli aiuti internzionali.

I commenti di Lagarde sono giunti subito dopo quando Samaras ha dichiarato, in un'intervista rilasciata alla agenzia Bloomberg, che la Grecia può affrontare il suo fabbisogno di finanziamento rivolgendosi sui mercati obbligazionari così come ha già fatto ad aprile con successo. «Ci sentiamo pienamente ad agio», ha risposto Samaras alla domanda se il Paese possa affrontare da solo il fabbisogno che secondo il Fiscal Monitor di ottobre dell'Fmi è pari nel biennio 2015-2016 a 25 miliardi di euro, aggiungendo che il blocco dei versamenti non sarebbe «un divorzio» con i creditori. «Vogliamo procedere in modo corretto», ha detto, aggiungendo che Atene è disposta a discutere una qualche forma di monitoraggio.

La parte europea del programma di prestiti della Grecia, pari a 240 miliardi di euro complessivi, termina a dicembre, ma parte dei crediti dell'Fmi è destinata a continuare fino alla primavera del 2016, con circa altri 15 miliardi di euro ancora da erogare. Samaras ha proposto, invece, che il programma dell'Fmi finisca in anticipo di due anni con la Grecia pronta a rinunciare al finanziamento e a tornare sui mercati obbligazionari dove spera di spuntare tassi di interesse più bassi visto l'enorme liquidità in circolazione.
Una delegazione greca, composta dal ministro delle Finanze, Gikas Hardouvelis, il Governatore della Banca di Grecia Yannis Stournaras e il consigliere di Samaras, Stavros Papastavrou, si incontreranno con la Lagarde domenica a Washington. In quella occasione il governo greco illustrerà il piano per uscire in anticpo dal piano di salvataggio mentre i partner dell’ Fmi cercheranno di ridurre i danni di una uscita prematura.

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