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Questo articolo è stato pubblicato il 11 ottobre 2014 alle ore 08:16.

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Mediolanum sconta a Piazza Affari l'effetto Fininvest, o meglio il diktat di Banca di Italia che, con il supporto di Ivass, ha imposto alla holding la cessione di poco più del 20% della società entro i prossimi 30 mesi, operazione che oggi vale 760 milioni. Complici i timori di un futuro eccesso di carta il titolo ha quindi chiuso in ribasso del 3% a 5 euro. Ciò sebbene Fininvest e Mediolanum abbiano cercato di frenare tempestivamente qualsiasi allarmismo. La finanziaria della famiglia Berlusconi ha chiarito che convocherà a stretto giro, probabilmente già la prossima settimana, un consiglio per affrontare il tema. Ma nel mentre ha spiegato che la quota potrebbe venir temporaneamente trasferita in un trust in attesa di cedere a terzi le azioni. Azioni che, ha affermato lo stesso Ennio Doris, potranno essere in parte assorbite proprio dalla famiglia fondatrice.
La decisione di Banca d'Italia
L'istituto guidato da Ignazio Visco è intervenuto assieme a Ivass chiedendo lo smobilizzo della quota poiché ha deciso di far valere gli articoli 24 e 25 del Testo unico bancario. L'articolo 19 dispone infatti che la Banca d'Italia è tenuta a valutare la qualità dell'azionista che eccede il 10% del capitale, in questo caso la Fininvest dopo la richiesta di Mediolanum di poter operare come banca, tenendo conto di una serie di criteri in primis il possesso dei requisiti previsti all'articolo 25, ossia quelli di onorabilità. In mancanza dei quali si applica l'articolo 24 che permette a Banca d'Italia di stabilire la quota che deve essere alienata. Silvio Berlusconi, condannato nel processo per i diritti tv Mediaset, ha perso i requisiti di onorabilità (c'è ancora un ricorso sulla sentenza Mediaset alla corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo) e, in quanto controllante indiretto (possiede ancora il 61,21% di Fininvest), deve scontare l'obbligo di alleggerire la propria posizione scendendo dall'attuale 30,1% al 9,9% massimo. Ma con quali effetti?
Il futuro assetto
Visco ha imposto la vendita di poco più del 20% di Mediolanum. Questo comporta la discesa di Fininvest al di sotto del 10% e l'immediato scioglimento del patto di sindacato che governa l'azienda e che vede la holding di Berlusconi e la famiglia Doris controllare la società con il 51% complessivo, forti del fatto di aver vincolato un 25,5% del capitale ciascuno. La mossa di Banca d'Italia va così a ridisegnare tutti gli equilibri azionari. Va detto che la famiglia Doris ha in portafoglio il 40,1% della società, sufficiente per assicurare stabilità nella governance. Mediolanum, in una nota diffusa ieri, ha precisato che «mantiene e persegue la sua stabile e consolidata presenza nel mercato, così come avvenuta e riconosciuta in questi anni, forte della garanzia e della continuativa partecipazione della famiglia Doris». Non basta. Ennio Doris (si veda intervista a lato) ha dichiarato di essere pronto a rilevare parte delle quote che verranno cedute. L'imprenditore, tuttavia, non vuole incorrere in un possibile obbligo d'Opa. Ecco perché potrà incrementare solo gradualmente la propria posizione. In quest'ottica, il Testo unico della finanza dispone che possa comprare subito un 5% e successivamente, trascorsi almeno 12 mesi, un altro 5%. Di fatto, quindi, la famiglia Doris può assorbire un 10% nell'arco di 24 mesi. E il 10% restante? Una delle ipotesi è che i figli di Berlusconi possano rilevare direttamente il pacchetto. Se così fosse il nuovo assetto vedrebbe la famiglia Doris attorno al 50% e i Berlusconi, tra quote dirette e indirette, un altro 20%. Si tratta, però, allo stato, solo di ipotesi. Sebbene la decisione di Banca d'Italia non sia giunta come un fulmine a ciel sereno, solo il 9 ottobre la holding ha appreso quali fossero esattamente le prescrizioni dell'istituto. Ed è sui contenuti di quel provvedimento che ora i legali della finanziaria si stanno applicando per definire la soluzione migliore. Come detto, la quota che deve essere valorizzata non è marginale, né sul fronte dell'ammontare né sul piano del controvalore. Quel pacchetto vale attorno a 760 milioni. Per la sola famiglia Doris, dunque, si tratterebbe di un esborso attorno ai 380 milioni nei prossimi due anni. Altrettanto dovrebbero versare i figli di Berlusconi a Fininvest. Bisognerà dunque capire se davvero sarà questa la volontà di Piersilvio, Marina, Barbara, Eleonora e Luigi. È chiaro che mettere sul piatto quei denari per poi essere azionisti di minoranza rappresenta uno scenario del tutto differente dal progetto di condivisione fin qui realizzato. Ecco perché, forse, appare più probabile una dismissione in toto della quota oppure, ma i denari da mettere sul piatto sarebbero davvero tanti, l'acquisto da parte dei figli dell'intera partecipazione da Fininvest.
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