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Questo articolo è stato pubblicato il 19 ottobre 2014 alle ore 15:17.

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Quanto prenderò di pensione se scelgo di mettere il Tfr in busta paga? E cosa accadrà se invece lo verso nel fondo pensione? Senza parlare dell'effetto fiscale sui rendimenti dei fondi pensione.

Sono tante le domande degli italiani si faranno nei prossimi giorni. Il premier Renzi ne vuole l'emancipazione dallo Stato-mamma: ognuno dovrà scegliere come usare la propria “liquidazione”. Dall'altra parte, però, alcuni manager del settore previdenza rispondono che per scegliere bisogna avere informazioni chiare ed esaurienti: una campagna da far partire subito e non come la “busta arancione” mai arrivata agli italiani nonostante le promesse di una sfilza di ministri del Lavoro.

Senza campagna informativa su Tfr, tasse e pensione, molti persone opteranno per il Tfr in busta paga: della serie “pochi, maledetti e subito”. In quel caso a guadagnarci sarà di certo l'Erario visto che la liquidazione (lo dice la bozza della legge di Stabilità, articolo 6) sarà tassata nella misura ordinaria; dal calcolo verrà escluso soltanto il bonus di 80 euro. «Sono deluso da questa manovra finanziaria – afferma Fabio Ortolani, presidente di Fonchim, fondo pensione dei chimici, primo a partire in Italia –. Informare i dipendenti è un obbligo. Bisogna spiegargli cosa accadrà se scelgono di destinare il Tfr in busta paga o al fondo pensione. Senza adeguate informazioni, non potranno scegliere in modo consapevole».

Allora cominciamo subito, ricapitolando cosa prevede la bozza della legge di Stabilità (l'ex Finanziaria): incremento dall'11,5% al 20% delle tasse sui rendimenti dei fondi pensione; imposte al 17% per il Tfr lasciato in azienda; tassazione ordinaria per il Tfr versato in busta paga senza alcuna agevolazione fiscale (per le polizze vedi articolo in basso). Da segnalare che i titoli di Stato ed equiparati in cui hanno investito i fondi previdenziali, saranno tassati al 12,5% e non al 20% come accade per gli altri prodotti di risparmio.

Tutto da confermare ovviamente. Così come la partecipazione dei fondi pensione agli investimenti nelle infrastrutture italiane. Ricordate il fondo Crescita? «A tal proposito era stato costruito un percorso con il ministero dell'Economia – ricorda Maurizio Agazzi, direttore generale del fondo pensione Cometa (metalmeccanici), il più grande di tutti con 8,5 miliardi di patrimonio –. Considero la legge di Stabilità un tradimento di questo progetto». E aggiunge: «Per quanto mi riguarda vi è però il dovere morale di investire nelle infrastrutture italiane per far crescere il Paese. Valuteremo progetti di questo tipo che ci verranno sottoposti da qualunque player di mercato. Anche straniero».

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