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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2014 alle ore 10:39.
L'ultima modifica è del 23 ottobre 2014 alle ore 10:59.

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E se fosse proprio la Germania a prendere alla sprovvista gli investitori agli stress test della Banca Centrale Europea? Secondo uno studio di Ig, infatti, le prove sulla resistenza del sistema creditizio a condizioni economiche e finanziarie avverse potrebbero far emergere delle criticità nascoste tra le banche del Paese più virtuoso dell'Eurozona.

Non sono i grandi istituti (Deutsche Bank e Commerzbank) a preoccupare, ma le “Landesbanken”, le ex casse di risparmio legate al reticolo produttivo tedesco; la situazione appare particolarmente delicata per HSH Nordbank, che ha sede ad Amburgo e Kiel, lo sbocco sul Mar Baltico, ed è una banca focalizzata sul segmento di imprenditori dei settori energetico e delle infrastrutture.

L'analisi della Bce risulta insidiosa per due motivi: una definizione dei prestiti deteriorati in bilancio più stringente di quella utilizzata dalla Bundesbank, che farebbe risultare l'attuale cuscinetto di patrimonializzazione insufficiente a fronteggiare le crisi; scenari-test costruiti con condizioni molto difficili sul mercato immobiliare (visto in calo di oltre il 12% nei prossimi due anni) e su quello del debito pubblico (rendimenti al 2,9% nel 2015, versus lo 0,86% attuale del Bund a 10 anni), e quindi oltremodo penalizzanti sui bilanci degli istituti di credito.

Le Landesbanken sono già state in parte nazionalizzate nel 2009 e un nuovo ammanco di capitale creerebbe più di un imbarazzo a Berlino, in vista del pronunciamento della Commissione Europea sul fatto che quell'intervento venga considerato contrario alle regole, in quanto aiuto di stato. Una via d'uscita praticabile, invece, sarebbe quella di cedere le passività a privati, come stanno facendo le italiane Intesa Sanpaolo e Unicredit.

Comunque, qui a sud delle Alpi non è il caso di pensare che mal comune (europeo) sia mezzo gaudio. A patire di più da un'eventuale bocciatura della Germania, come spiegano gli analisti di IG, sarebbero ancora una volta le attività finanziarie dei Paesi considerati meno affidabili dell'area euro. L'avversione al rischio colpirebbe in primo luogo le Borse e i titoli del debito periferico e, paradossalmente, avvantaggerebbe il Bund, l'obbligazione governativa di riferimento per l'unione monetaria.

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