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Questo articolo è stato pubblicato il 23 ottobre 2014 alle ore 09:13.

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Adil Mehboob-Khan (Ansa)Adil Mehboob-Khan (Ansa)

In America quelli come lui li chiamano «Underdog». Noi diremmo lo «sfavorito», il cavallo su cui nessuno punterebbe, ma che poi si piazza vincitore, a sorpresa. Il nuovo co-amministratore delegato Adil Mehboob-Khan dal nome quasi impronunciabile in italiano è in realtà molto italiano: ha sposato una moglie italianissima e ha vissuto tanti anni a Roma per la Procter&Gamble, che ha i suoi uffici proprio nella capitale. Per trovare un profilo simile a capo di un'azienda bisogna andare nella conterranea Safilo e la cosa non è casuale.

Ma al di là del passaporto del nuovo ceo di Luxottica, conta il suo curriculum. E da quello si coglie che la Luxottica post-Guerra e post-Cavatorta (il cui regno è durato appena un mese) sposterà probabilmente il suo baricentro. Con un manager che ha passato tutta la sua vita, lavorativa, nella più grande multinazionale al mondo del largo consumo, ci si aspetta una virata sul «consumer» a scapito del lusso, come strategia. L'italo-pakistano è un commerciale e la scelta proposta da Egon Zhender, e ovviamente avallata da Del Vecchio, si può leggere in controluce come la conferma che l'industria sta per imboccare una strada diversa da quella del business delle licenze, che negli ultimi 15 anni è stata la fortuna degli occhialieri. L'industria è a uno snodo: il futuro riserverà meno licenze di grandi griffe.

Coincindenza, o forse no, la nomina di Mehboob è speculare a quella fatta, un anno fa, dalla concorrente Safilo. A Longarone hanno chiamto Luisa Delgado, ex Ikea, una manager commerciale pura e anch'essa proveniente dal largo consumo. Oggi, alla guida dei due principali produttori di occhiali al mondo, ci sono due manager con un Dna spiccatamente di largo consumo.

E visto quello che è successo proprio a Safilo, dove la holding del lusso Kering, proprietaria di Gucci si è riportata in-house la produzione di occhiali, prima appaltata a Safilo appunto (per opera peraltro dell'ex manager Roberto Vedovotto), è probabile che l'industria sia davanti a uno snodo: quella di Kering sarebbe solo l'inizio di un nuovo trend. Le grandi maison mondiali tenderanno sempre più a riportarsi in azienda le produzioni. Per gli occhialieri un futuro più di prodotto che di licenza. E allora ecco che un commerciale è il manager ideale per cavalcare il cambio.

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