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Questo articolo è stato pubblicato il 27 ottobre 2014 alle ore 10:25.

«Grazie all'aumento di capitale, che ricordo abbiamo deliberato per primi, siamo sempre stati convinti di poter entrare in Bce alla grande, a pieni voti. I risultati dell'esame confermano questa convinzione». Così l'amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, commenta al Sole 24 Ore l'esito del comprehensive assessment della Bce.
Un test che ha visto nel Banco una delle principali sorprese positive, dato che grazie al rafforzamento patrimoniale realizzato nel 2014 l'istituto veronese ha potuto colmare agevolmente il deficit rilevato nei dati a fine 2013 e garantirsi un tranquillizzante eccesso di capitale da quasi 1,2 miliardi.
«Sono particolarmente soddisfatto di questi risultati, ma non poteva essere diversamente», ha proseguito Saviotti, sottolineando che «la soddisfazione è aumentata dal fatto che si è trattato di test duri, severi, che confermano che il Banco Popolare, alla faccia di chi dice il contrario, dispone di una struttura solida e di manager competenti e professionali». «Non siamo la miglior banca di questo paese - ha chiosato l'ad - ma nel sistema ci possiamo stare a testa alta».
Considerando l'impatto delle azioni di rafforzamento, l'esame Bce ha evidenziato per il Banco un coefficiente common equity tier 1 all'11,5% dopo l'asset quality review, al 10,26% nello stress test condotto secondo lo scenario base e all'8,29% nello scenario avverso, contro le soglie minime dell'8% nei primi due casi e del 5,5% nel terzo. Per quanto riguarda i calcoli con i soli dati a fine 2013, i tre scenari avevano portato all'identificazione di fabbisogni patrimoniali rispettivamente pari a 34, 693 e 427 milioni, a fronte di un rafforzamento complessivo di quasi 1,8 miliardi realizzato nel 2014.
Archiviata con soddisfazione la promozione della Bce, Saviotti non si sottrae a una riflessione sulle possibili conseguenze dell'esame sulle prospettive di consolidamento del sistema bancario italiano. «Indubbiamente sono risultati che mi fanno pensare a possibili aggregazioni nel nostro sistema bancario - ha ammesso il banchiere - ma è troppo presto, dobbiamo tutti fare valutazioni». «Comunque noi andiamo avanti a ragionarci», ha concluso. Rafforzati da un esame che, tra gli istituti di pari dimensioni, mette il Banco alle spalle della sola Ubi.
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