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Questo articolo è stato pubblicato il 01 novembre 2014 alle ore 09:40.

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L'accordo sul gas tra Russia e Ucraina, firmato giovedì sera dopo sette round di negoziati, è stato presentato come un capolavoro di mediazione della Commissione europea uscente. Ma i toni trionfali adottati a Bruxelles – e la reazione altrettanto entusiasta del mercato, con il prezzo del gas crollato ai minimi storici al punto di scambio britannico – non cancellano del tutto i timori sulla regolarità delle forniture russe all'Europa, che per metà passano proprio dai gasdotti ucraini.
L'intesa appena siglata infatti non solo copre un periodo limitato (appena cinque mesi, fino a marzo 2015), ma al di là degli impegni verbali non c'è alcuna “garanzia” sul fatto che Kiev riuscirà a versare i pagamenti previsti: l'Unione europea non si è fatta garante di alcunché, ha chiarito Marlene Holzner, portavoce del commissario per l'Energia, tanto per sgombrare il campo da ogni dubbio. E impegni ulteriori non sono stati assunti per ora nemmeno dal Fondo monetario internazionale: lo sa bene il premier ucraino Arseniy Yatsenyuk, che ieri aveva in agenda un incontro con i suoi funzionari, presumibilmente per battere cassa.
Eppure era proprio sulla garanzia dei pagamenti ucraini che la delegazione russa si era impuntata, al punto da simulare la partenza da Bruxelles dopo le inutili trattative notturne di mercoledì, salvo poi ricomparire al tavolo il giorno successivo. Tuttora Gazprom ripete che non manderà un solo metro cubo di gas in Ucraina finché non vedrà il denaro: ci vorranno un paio di giorni per ripristinare i flussi nei gasdotti, ha spiegato ieri alla tv russa il numero uno di Gazprom, Alexei Miller, ma «tutto dipende da quando Kiev verserà il pagamento, cosa che pensiamo avverrà entro la prossima settimana».
Per ottenere le prime sospirate forniture russe – sempre più importanti con il termometro che a Kiev segna già 6 gradi e i termosifoni in gran parte ancora spenti – ci vogliono immediatamente 2,2 miliardi di dollari, di cui 1,45 miliardi per coprire parte del debito e 760 milioni per pagare in anticipo le forniture di novembre. Naftogaz, la socità energetica ucraina, dovrà poi pagare entro fine anno altri 1,65 miliardi di debito più 760 milioni per il gas di dicembre, che altrimenti potrebbe non arrivare. E a quel punto, con gli impianti di riscaldamento al massimo in tutta Europa, il rischio di carenze di gas potrebbe ripresentarsi anche da noi, nonostante i proclama di Josè Manuel Barroso, ormai ex presidente della Commissione Ue, secondo cui «non c'è p iù alcuna ragione perché quest'inverno la gente debba stare al freddo in Europa».
Mentre il primo pagamento di 2,2 miliardi di dollari non sembra presentare difficoltà, non tutti gli analisti sono convinti che Kiev riuscirà agevolmente a pagare anche i successivi: non solo i 2,3 miliardi di dicembre, ma anche quelli per il gas tra gennaio a marzo e per la restante quota di debito (a stabilire l'entità complessiva, dice Bruxelles, sarà l'arbitrato in corso a Stoccolma). Nel comunicato con cui ha annunciato l'accordola Commissione Ue afferma di aver «lavorato intensamente con le istituizioni finanziarie internazionali e l'Ucraina per aiutare l'Ucraina a prepagare le consegne di gas del prossimo inverno». «La Ue – prosegue la nota – al momento opportuno verserà aiuti a livelli senza precedenti e il Fondo monetario ha rassicurato l'Ucraina che potrà usare tutti i mezzi finanziari a sua disposizione per pagare il gas». Il commissario all'Energia uscente Guenther Oettinger ha fatto riferimento a aiuti Fmi per 3,1 miliardi di dollari, già depoisitati su un conto e facilmente accessibili da Kiev. E per il futuro Bruxelles continuerà a lavorare per aiutare l'Ucraina a reperire altri fondi.

twitter.com/SissiBellomo

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