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Questo articolo è stato pubblicato il 03 novembre 2014 alle ore 07:50.
L'ultima modifica è del 03 novembre 2014 alle ore 11:11.

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Il futuro non è più quello di una volta. Questa frase che qualche tempo fa aveva avuto fortuna sul web vede concorde la maggioranza degli italiani (il 51% del campione intervistato in esclusiva per Plus24 da Ipr Marketing di Antonio Noto). Eppure di fronte alla paura per il futuro solo pochi sembrano volersi attrezzare per affrontarlo: il 57% ritiene che la pensione non sarà sufficiente, ma il 63% non ha una pensione complementare e il 72% non ha assicurazioni per affrontare imprevisti.

Il Tfr in busta paga? «Sì, per bisogno» dice il 45%
Innanzitutto il sondaggio fotografa una situazione di “bisogno”: il 45% degli intervistati spiega di avere bisogno di una integrazione stabile delle proprie entrate, per cui se fosse chiamato a scegliere per un inserimento del Tfr in busta paga, lo farebbe come una soluzione di lunga durata, per integrare in modo duraturo le risorse su cui contare. Il 37% risponde invece che sarebbe solo una scelta a breve. La prima soluzione però è maggioritaria tra i più giovani (54%) e cala per i più anziani (22%). Per i più giovani quindi l'insufficienza di quanto si guadagna nel presente, minaccia di divorare anche le speranze per il futuro. Un futuro che come detto non rassicura nessuno: il 57% degli intervistati pensa che la pensione del primo pilastro sarà insufficiente, un dato un po' contraddittorio rispetto al fatto che è una minoranza ad aver scelto una forma di previdenza complementare, come si spiega qui di seguito.

Il 63% non ha alcuna previdenza complementare
Dal sondaggio inoltre emerge una stretta correlazione tra fondi pensione e utilizzo del Tfr. Come detto, alla domanda se si è aderito a una forma di previdenza complementare (fondo pensione/Pip), il 63% degli italiani risponde di no, mentre il sì è al 36 per cento. C'è una simmetria tra questi numeri e quelli relativi a coloro che hanno scelto di lasciare il Tfr in azienda (il 61 per cento) o hanno aderito a un fondo pensione (28 per cento). In qualche modo quindi si può ipotizzare che la somma destinata dalle famiglie italiane alla previdenza complementare è proprio quella del Tfr. Sotto forma di somma lasciata in azienda o di previdenza integrativa, l'importo dedicato è quello. È questo forse a spiegare la ritrosia a ricevere il Tfr in busta paga: solo il 14% è favorevole a questa soluzione, mentre il 59% risponde di no. Il numero di questi ultimi corrisponde quasi a quello di coloro che rispondono che l'operazione Tfr in busta paga renderà più poveri i futuri pensionati (61 per cento). – Plus24

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