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Questo articolo è stato pubblicato il 11 novembre 2014 alle ore 18:40.

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A metà 2014 la quota detenuta da investitori esteri nelle imprese italiane sotto forma di private equity è salita al 51%, a fronte del 2% del 2010: un segnale di promettente contro-tendenza sull'interfaccia finanza-impresa, sottoposta a fortissime tensioni da un persistente credit crunch bancario. «La forte crescita dei capitali esteri nelle imprese italiane è di fondamentale importanza perché sancisce la fine di un trend che le vede, con circa il 75%, le più vincolate al debito bancario a livello mondiale», ha sottolineato ieri Emanuele Facile, amministratore delegato di Advam Partners Sgr.

La boutique milanese ha promosso oggi presso la Borsa italiana un seminario sul tema «Valorizzare l'impresa e attrarre gli investitori», focalizzato anzitutto sulle dinamiche dei flussi di liquidità e sul ruolo degli intermediari in un'azienda-Paese che sta cercando di accelerare un pattern di ripresa. «Oggi le opportunità per le imprese di piccole e medie dimensioni – ha sottolineato Facile - di reperire capitali passano in modo significativo anche da canali alternativi come la quotazione in Borsa, l'emissione di strumenti di debito come i mini-bond e l'ingresso nel capitale di fondi tradizionali o di private equity. La finalità resta quella di intercettare i potenziali investitori con la capacità da parte dell'impresa di rendersi attrattiva e di rivolgersi agli interlocutori giusti».

In Italia tutto sembra pronto per un decollo sostanziale del mercato dei mini-bond: «Anche il governo ha fatto la sua parte sul piano dell'aggiornamento della regulation - ha osservato Luca Passoni, chief investment officer di Advam Sgr -. Le imprese stanno assimilando la necessità di aprirsi a canali nuovi e nel sistema degli intermediari più specializzati le iniziative operative ci sono già: semmai si può lamentare qualche lentezza residua da parte dei grandi gestori nazionali del risparmio degli italiani, mentre gli investitori globali hanno a che fare ogni giorno con “barriere all'entrata” soprattuto mediatiche e psicologiche sull'affidabilità del sistema delle imprese italiane».

Al seminario hanno preso parte, fra gli altri, Luca Peyrano, responsabile mercato primario europeo di Borsa italiana, Maurizio Belli, amministratore delegato di Financial Innovations, Arturo Albano di Amber Capital e Massimo Figna, amministratore delegato di Tenax Capital.

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