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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2014 alle ore 10:28.
L'ultima modifica è del 15 novembre 2014 alle ore 10:30.

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Prima ancora di riunirsi il 27 novembre a Vienna, l'Opec potrebbe aver già tagliato la produzione di 850mila barili al giorno. Circa 400mila sono appena usciti dal mercato, con la fermata di due grandi giacimenti in Libia (El Feel e El Sharara). Per il resto si tratta solo di indiscrezioni, ma con un buon grado di attendibilità: secondo fonti della Dow Jones l'Arabia Saudita a ottobre avrebbe tagliato l'output di 100-150mila bg, mentre Reuters riferisce che il Qatar avrebbe ridotto di 150mila bg in ottobre in reazione al calo dei prezzi e starebbe ora scendendo di altri 150mila (a 500mila bg) a causa di manutenzioni nelle raffinerie.

Il vertice di fine mese si preannuncia comunque molto difficile e non è affatto scontato che l'Opec riesca a concordare una riduzione ufficiale del tetto produttivo: l'unico esito che forse potrebbe arrestare la caduta del petrolio, che ha ormai messo in fila otto settimane di ribassi, un record almeno dal 1988 (più indietro le statistiche non vanno).

Secondo molti analisti la fiducia in una reazione dell'Opec sta aumentando: per questo motivo il Brent, dopo un nuovo minimo a 76,76 $/bbl, sarebbe riuscito a rimbalzare, chiudendo a 79,41 $ (+2,5%). L'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) si è tuttavia convinta che con lo shale oil americano e la nuova morigeratezza dei consumi cinesi sia «iniziato un nuovo capitolo della storia dei mercati petroliferi». Un capitolo che ai prezzi non lascia scampo: «A meno di nuovi problemi per l'offerta la pressione al ribasso potrebbe aumentare nella prima metà del 2015». Parole forti per l'Aie, che di solito è cauta nel fare previsioni sull'andamento del mercato. La sua visione si fonda sul debole passo di crescita della domanda, il più basso da 5 anni, mentre lo sviluppo dell'offerta (+2,7 mbg in ottobre rispetto a un anno prima) «mostra scarsi segni di rallentamento»: nello shale oil i prezzi bassi starebbero per ora stimolando solo un taglio dei costi. «Sull'Opec – concede l'Aie – la pressione a ridurre la produzione sta aumentando», ma il taglio dovrà essere ingente: nel 1° trimestre 2015 le sarebbe richiesto di estrarre solo 28,8 mbg, ossia 1,3 mbg meno che in ottobre.

twitter.com/SissiBellomo
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