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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2014 alle ore 11:39.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2014 alle ore 19:28.

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È la rivincita di Atene, che ha visto crescere il Pil dello 0,7% nel terzo trimestre, il migliore dell'Eurozona. In realtà anche nei due trimestri precedenti (0,8% e 0,3%) il risultato era stato positivo ma Atene non comunicava questi dati fino a ieri.
Bene anche il rapporto del Pil del terzo trimestre su base annua, che cresce dell’1,4 per cento. È l'uscita dalla recessione più lunga della sua storia moderna. Quest'anno il Pil è previsto crescere dello 0,6 per cento.

È la risposta a tutti quelli che credevano che la Grecia fosse morta e sepolta sotto le misure di austerità e le riforme strutturali volute dalla troika in rappresentanza dei creditori internazionali. Riforme strutturali pesanti su salari e pensioni, mercato del lavoro e concorrenza ma che hanno riportato il sereno mettendo in sicurezza i conti pubblici, raggiungendo il primo surplus primario di bilancio da decenni, il primo avanzo con i conti con l'estero e tornando a guadagnare competitività.

Atene vuole uscire dal piano di aiuti
Il governo greco del conservatore Antonis Samaras dopo una recessione di sei anni, inoltre vuole uscire in anticipo, a fine anno, dal programma di assistenza dell'Fmi che dovrebbe concludersi nel 2016 (quello della Ue terminerà a fine anno). Questo significherebbe la fine delle tanto impopolari visite della troika ad Atene in rappresentanza dei creditori internazionali.
«La Grecia può uscire dal programma di prestiti del Fondo Monetario Internazionale» che dovrebbe terminare nei primi mesi del 2016, ha detto Klaus Regling, presidente del Fondo salva stati (Esm) in una intervista all'agenzia Market News International (Mni). Per Regling c'è un ampio consenso su questo punto, sebbene sia la Bce che la Ue frenino.
Atene intende infatti nel 2015 raccogliere circa 9 miliardi di euro direttamente sul mercato dei capitali. L'exit strategy, ha spiegato il numero uno dell'Esm, sarà gestita in modo «prudenziale» accompagnandola con il supporto di linee di credito precauzionali, da attivare nel caso la Grecia «avesse bisogno di maggiori fondi».
Sulla dimensione del debito pubblico ellenico, quest'anno toccherà il picco del 177% del Pil, Regling ha spiegato come esso sia comunque «sostenibile» finché proseguono le riforme strutturali. L'Esm detiene attualmente il 44% del debito pubblico greco, mentre sui fondi prestati dall'Esm, con una durata media di 32 anni, Atene paga tassi annui di interesse molto bassi «intorno all'1,5%» ha sottolineato Regling.

Lo scoglio politico
Superato questo scoglio, più difficile, sarà però raggiungere la maggioranza di 180 deputati necessaria in febbraio per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Il partito di sinistra radicale Syriza di Alexis Tsipras, che nei sondaggi è al primo posto, prevede che allora saranno inevitabili elezioni anticipate. Ecco perché Samaras ha fretta di chiudere con le visite della troika ma non con gli aiuti internazionali.

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