L'indagine Pmi sul manifatturiero dimostra ancora una volta lo stallo dell'economia cinese a novembre e i mercati partono con l'affanno per poi recuperare con l'aspettativa di interventi da parte della Banca centrale ma, soprattutto, per l'attesa introduzione dell'assicurazione sui depositi.
Nel weekend è stato infatti rivelato il proposito di introdurre finalmente la copertura sui depositi per liberalizzare completamente i tassi di interesse e permettere alle banche di competere effettivamente sul mercato.

L'indice CSI300 è salito dell'1,3 per cento, a 2,845.47 punti alla fine della sessione del mattino, mentre lo Shanghai Composite Index ha guadagnato lo 0,7 per cento, a 2,702.39 punti. L'indice Hang Seng è sceso dell'1,8 per cento, a 23,559.56 punti; l'Hong Kong China Enterprises Index ha perso l'1,4 per cento, a 10,989.22.
La forchetta tra Shanghai e Hong Kong si è attestata su quota 109,41, il livello più alto dalla metà del 2013, il che spinge gli investitori a muovere in un senso o nell'altro anche tra azioni quotate nei due mercati. Colpa anche dello Stock exchange tra Hong Kong e Shanghai. La quota di Hong Kong su Shanghai è stata di 1,17 su 13 miliardi di yuan, in senso opposto invece sono stati utilizzati soltanto 0,16 miliardi su 10,5 da Shanghai a Hong Kong.

Il calo dell'indice finale Markit China Manufacturing Purchasing Managers di Hsbc (Pmi) viaggia sui 50 del mese di novembre, proprio il livello che separa la crescita dalla contrazione dell'economia. Quel 50,3 segnalato dall'Ufficio Nazionale di Statistica indica una modesta espansione dell'attività, ma al di sotto delle previsioni di 50,6 per novembre e di 50,8 ottobre.
Soprattutto a Hong Kong sono preoccupati per i fondamentali deboli, ma anche per il programma di assicurazione dei depositi negativo per le banche in quanto richiederà loro di contribuire con una parte del loro capitale. Insomma, il bicchiere, per loro, è mezzo vuoto, a contrario di Mainland China.

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