Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2014 alle ore 07:13.

My24

Ad essere spaventati dal brusco calo del petrolio non sono più solo alcuni Stati produttori o le aziende direttamente coinvolte nel settore oil and gas. Una certa preoccupazione inizia infatti a serpeggiare in tutto il comparto dei bond high yield, obbligazioni societarie ad alto rendimento ed elevato rischio, caratterizzate da rating al di sotto di BBB-. Le difficoltà finanziarie a cui potrebbero andare incontro le aziende dello shale oil, molto indebitate e alle prese con una repentina contrazione dei profitti potrebbero infatti ‘contagiare' l'intero comparto e innescare un forte aumento della volatilità. “In queste situazioni, spiega Giuseppe Sersale, responsabile delle gestioni di Anthilia sgr, gli investitori non fanno selezioni dettagliate sulle singole società.

Di solito si guarda all'andamento degli Etf specializzati e, nel momento in cui si percepisce un aumento del rischio che non è più compensato dai livelli di rendimento, si vende in maniera piuttosto indiscriminata”. Così anche una società che appartiene a tutt'altro settore deve pagare interessi più alti e vivere quindi una situazione di stress finanziario che finisce per avvalorare i timori degli investitori. Il classico meccanismo della profezia che si auto avvera. Le prime avvisaglie si possono cogliere guardando al rendimento medio del settore high yield passato negli ultimi tre mesi dal 5,3 al 6,3%.

Un livello storicamente basso ma incamminato su un sentiero rialzista. Nello stesso periodo i rendimenti del settore energetico sono balzati dal 5,3 all'8,3%, quelli del solo comparto petrolifero dal 5,7 al 10,5% a significare un chiaro aumento della rischiosità percepito dagli investitori. Inoltre da alcuni mesi i flussi netti di investimenti nel settore risultano in costante diminuzione. L'onda d'urto che potrebbe propagarsi dal comparto shale oil è amplificata dal fatto che negli ultimi anni il peso delle emissioni di società energetiche si è impennato fino a diventare il secondo settore dopo le tlc. Da una quota del 4,6% sul totale dei titoli high yield del 2005 si è saliti all'8,4% del 2010 e poi al 15,4% attuale. In anni di abbondante liquidità e rendimenti sottili è stato relativamente semplice mantenere i tassi di default su livelli molto contenuti, al di sotto del 2%.

In queste situazioni i finanziamenti abbondano e spingono gli interessi verso il basso. Le aziende sono invogliate ad indebitarsi ulteriormente per effettuare nuovi investimenti attraendo così altri fondi. Un meccanismo virtuoso che rischia però ora di incepparsi. Deutsche Bank ha recentemente messo in luce come il 47% delle società “Energy” statunitense sia nella parte più bassa dei rating ossia singola B o tripla C e poi a scendere. Un ulteriore calo del greggio fino a 60 dollari, aggiunge lo studio, potrebbe innescare un'ondata di default che colpirebbe il 30% delle aziende del settore portando il tasso di default dell'intero comparto high yield intorno al 4/5%. “Perché questa miccia si accenda, fa notare Sersale, è comunque necessario che le quotazioni del petrolio restino su valori bassi per un periodo di tempo significativo, nell'ordine dei 6 mesi o più. A quel punto potrebbero iniziare i veri problemi”.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi