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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2014 alle ore 06:39.
L'ultima modifica è del 11 dicembre 2014 alle ore 06:39.
lA RIUNIONE
Ieri incontro tra il premier Renzi
e l’ad di Eni Claudio Descalzi
a Palazzo Chigi: sul tavolo, secondo alcune fonti, anche il dossier Saipem
ROMA
Nuovo tonfo in Borsa di Saipem che ieri ha lasciato sul terreno il 5,2 per cento, a quota 8,66 euro, dopo essere stato sospesa in corso di seduta per eccesso di ribasso. Il gruppo di San Donato Milanese sconta la dinamica ribassista che sta investendo tutto il settore per via del calo del prezzo del greggio unitamente all’incertezza attorno al gasdotto South Stream. Ieri il cda di Saipem non ha fornito indicazioni aggiuntive sul possibile impatto per i conti, ma si è limitato ad avviare «l’analisi di alcune ipotesi preliminari relative alle attività 2015 alla luce dei nuovi possibili scenari di mercato», fissando per il 16 febbraio, a valle di tali considerazioni, l’approvazione della guidance 2015.
Com’era prevedibile, dal board di ieri non sono arrivate particolari novità dopo l’annuncio della notifica di sospensione del progetto pervenuta alla società giovedì scorso. «Saipem aggiornerà il mercato non appena sarà in possesso di informazioni aggiuntive da parte del cliente». Nessuna ulteriore comunicazione, insomma, è seguita alle parole pronunciate sabato davanti alle telecamere di una tv russa dal ceo di Gazprom, Alexey Miller, che ha dichiarato «definitivamente chiuso» il gasdotto che dovrebbe portare il gas di Mosca fino all’Europa centrale via Balcani, passando sotto il Mar Nero e aggirando l’Ucraina. Difficile dunque per la società quantificare l’impatto economico della decisione anche perché, almeno per il momento, agli atti non c’è una terminazione del contratto ma solo una sospensione di cui non è nota, come aveva precisato la società in una nota diffusa nei giorni scorsi, «la durata né è prevedibile la decisione finale del cliente».
Il dialogo dei vertici della società con Mosca è aperto, ma per ora non si registrano giunti passi formali al di là delle dichiarazioni consegnate alla stampa. Le prossime settimane saranno quindi cruciali per capire il reale destino del gasdotto. Certo, con l’incognita South Stream e il crollo del prezzo del greggio, che non accenna a invertire la rotta, il 2015, come aveva peraltro spiegato il ceo Umberto Vergine in una intervista al Sole 24 Ore, «sarà ancora un anno di transizione con un prolungamento dei tempi di recupero sia sulla redditività che sul debito». Saipem ha in ballo 2,5 miliardi di contratti collegati al nuovo gasdotto e se si arrivasse allo stop «per la società - aveva chiarito sempre l’ad - ci sarebbe un ricavo mancante nel 2015 per 1,25 miliardi di euro. Uno stop si tradurrebbe in una carenza di margini significativa e in un fermo delle navi con relativo costo». Il contratto prevede una copertura in caso di cancellazione, «ma tutte le clausole non ci consentirebbero di avere gli stessi risultati che conseguiremmo se si svolgesse il progetto».
Ieri sul South Stream è poi intervenuto anche l’ad di Eni, Claudio Descalzi, che ha incontrato il premier Matteo Renzi. Sul tavolo, secondo alcune fonti, ci sarebbe stato anche il dossier Saipem. Quanto al gasdotto, l’ad di Eni ha detto che «il contratto non può sfumare, è un contratto importante che è stato fatto con South Stream che ha delle regole severe che devono essere rispettate. È un tema che vedrà Saipem con South Stream». Per quanto riguarda Eni e l’Italia, da South Stream non venivano forniture aggiuntive. Abbiamo contratti definiti sui quantitativi di gas per Eni e, quindi, per l’Italia e non ci sono conseguenze».
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