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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2014 alle ore 06:40.

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LE DISCUSSIONI

Il tema oggi sul tavolo

dell’esecutivo Abi

e dei due organi

del Fondo interbancario

di tutela dei depositi

L'unione bancaria presenta il conto agli istituti italiani. Ed è salato: una cifra compresa tra 900 milioni e 1,07 miliardi per il 2015, destinata a salire a 10 miliardi nel corso di dieci anni, cioè dal prossimo fino al 2024. Certo, si inizierà a pagare nei prossimi mesi (verosimilmente nel secondo semestre 2015) ma per le banche è un handicap in più: i contributi versati ai vari fondi, infatti, ai fini di bilancio costituiscono dei costi ed incidono quindi sul conto economico.

Per ora si tratta di stime. Che, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, hanno preso a circolare tra le banche nelle scorse settimane. Quando i banchieri hanno avuto la conferma che, archiviato il comprehensive assessment con relativi strascichi, le prove sono tutt’altro che finite per gli istituti italiani (e non solo). Da un lato, c’è la la moral suasion della Bce ad effettuare tutti gli accantonamenti emersi dagli stress test già nei bilanci 2014, secondo quanto confermato l’altro ieri dal governatore Ignazio Visco; dall’altro, c’è la nascente architettura del sistema unico di vigilanza da mettere in piedi, con i diversi “paracaduti” per le banche in difficoltà: secondo quanto si apprende, è stato calcolato che tra i sistemi di garanzia dei depositanti e, il fondo di risoluzione unico previsto dalla direttiva BRRD, più i contributi per lo svolgimento dell’attività di vigilanza compiuta dalla Bce e dall’Autorità di risoluzione europea, per le banche italiane ci sarà da versare tra 900 milioni e 1,07 miliardi solo nel 2015, mentre nel prossimo decennio 2015-2024 si arriva a un totale compreso tra 9,7 e 11,5 miliardi. I contributi saranno a carico di tutte le banche secondo criteri che saranno stabiliti, ma verosimilmente in misura proporzionale agli attivi.

Contributi cash

Un fardello che preoccupa le banche, perché - come accennato - si tratta di somme che in buona parte andranno sborsate cash, e solo in misura residuale sotto forma di garanzie. Il dossier è stato affrontato per la prima volta un mese fa all’ultimo esecutivo Abi, dove il clima si era già surriscaldato quando si era trattato di esaminare i risultati del comprehensive assessment nonché i primi passi del sistema unico di vigilanza, che - lamentano i manager italiani - continua a presentare alcune disparità che penalizzano le banche commerciali e in particolare quelle italiane. Il tema dunque è caldo, quindi è probabile che torni sul tavolo all’esecutivo dell’associazione convocato per oggi a Milano, mentre è certo che sarà al centro di una riunione convocata per l’occasione - sempre a Milano - del Comitato e del Consiglio del Fondo interbancario di tutela dei depositi.

Il ruolo del Fondo

Sì, perché il fondo presieduto da Salvatore Maccarone e diretto dall’ex Bankitalia Giuseppe Boccuzzi sarà chiamato a un ruolo chiave nel nuovo impianto. Con un margine d’azione potenzialmente più ampio di quello avuto in passato, culminato nel salvataggio di Tercas - costato oltre 250 milioni alle banche italiane - effettuato quest’anno. Nell’immediato futuro, il Fondo potrebbe avere la possibilità di agire preventivamente nelle crisi bancarie (senza dover aspettare l’amministrazione straordinaria) e per di più utilizzare lo strumento delle garanzie, come in parte si sta sperimentando con Banca Marche. Uno scenario che, almeno in parte, potrebbe ricompensare le banche dei maggiori sforzi cui saranno chiamate.

Le nomine di ieri

Come detto, gli esborsi delle banche italiane rientrano soprattutto nel quadro dell’avvio del Meccanismo di risoluzione unico (Srm) che, accanto al Meccanismo di supervisione unica (Ssm), rappresenta il secondo pilastro della nascente Unione Bancaria. Dal 2016, i singoli fondi nazionali andranno a comporre il Fondo di risoluzione unico europeo, che dovrà intervenire in automatico in caso di default di una banca e la cui potenza di fuoco a regime (8 anni) sarà pari a 55 miliardi di euro. Proprio ieri il Parlamento europeo ha approvato le nomine dei sei membri del relativo board, che entrerà in funzione già a partire dal primo gennaio 2015 e che vede tra i suoi componenti l’italiano Mauro Grande, già consigliere del Comitato Esecutivo della Bce, mentre la presidenza è andata alla tedesca Elke Konig. Il Consiglio Ue già entro questa settimana dovrebbe ratificare le nomine. Al board spetterà il compito di preparare i piani per il “fallimento ordinato” delle banche in crisi, dopo che la Bce, a cui spetta la supervisione, avrà dato l’allarme.

.@lucaaldodavi

.@marcoferrando77

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