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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 09:28.
Tempi duri per i cassettisti. Numeri alla mano, l'approccio tradizionale ai mercati finanziari e ai titoli di Stato appare sempre meno profittevole. Non tanto e non solo in ragione dell'evoluzione dell'offerta finanziaria, che propone ben altri strumenti a disposizione come in particolare i fondi a cedola, pensati proprio per gli orfani dei bond a cedola generosa.
Sono i prezzi di mercato a rendere evidente un'accresciuta rischiosità dell'approccio “buy and hold”: sotto molti aspetti. La discesa per esempio delle cedole dei BTp decennali sotto il 2% è già un buon test: assicurarsi cedole in linea con il target dell'inflazione Bce per due lustri è una scommessa dall'alto profilo di rischio. Significa esser certi che da qui al 2024 il mercato obbligazionario, reduce da un rally poderoso nel recente passato, non peggiorerà. Anzi. Quanto raccontato nella copertina di Plus24 qualche settimana fa ha già messo sull'avviso molti risparmiatori. Da inizio 2014, d'altronde i prezzi dei BTp sono saliti di circa il 17%; conseguentemente le cedole sono scese dal 4 al 2%. Bene per il costo del debito pubblico (l'anno prossimo la spesa per interessi calerà di altri 2,8 miliardi di euro).
Ma la dinamica complica le scelte del risparmiatore retail e lo spinge ad archiviare definitivamente il BoT people che è in lui, per sbirciare sui monitor degli operatori del settore in cerca di spunti: elaborando l'impatto dei tassi sui prezzi dei titoli di Stato nel tempo sul mercato secondario, infatti, è possibile stabilire che in caso di aumento dei tassi di un BTp decennale da qui a 12 mesi di 25 punti base, la perdita provocata sul prezzo è tale da vanificare l'incasso della cedola dell'anno successivo.
Calcoli alla mano, se i tassi dovessero passare dal 2 al 3%, dovremmo dire addio al flusso cedolare di 4 anni, con un calo dei prezzi vicino al 5,5%. Di più: se a fine 2015 dovessimo tornare ai rendimenti di inizio 2014, i BTp 10y perderebbero circa il 10% del prezzo, vanificando quasi tutto il flusso cedolare del titolo fino alla sua scadenza. Il che significa che i titoli di Stato sono ormai prossimi a un punto di rottura, rendendoli sempre meno “convenienti” in termini di income puro, proprio l'approccio del cassettista. «Attenzione a non considerare necessariamente questa situazione l'occasione giusta per vendere – dice Cosimo Marasciulo, responsabile mercati obbligazionari governativi di Pioneer Investments -: il rapporto costo/opportunità è soggettivo e dipende dalla tolleranza al rischio. Attenzione a non aumentarlo nei propri portafogli: vendere 10mila euro di BTp non deve portare ad acquistare 10mila euro di azioni. Mai come oggi la diversificazione degli asset in portafoglio è fondamentale».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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