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Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2015 alle ore 20:20.
L'ultima modifica è del 08 gennaio 2015 alle ore 09:23.

La Federal Reserve crede che un'inflazione bassa non sia un ostacolo per alzare i tassi di interesse ma una stretta monetaria prima di aprile è improbabile. È quanto emerge dai verbali del Federal Open Market Committee, il braccio di politica monetaria della Federal Reserve, relativi alla riunione del 16-17 dicembre scorsi.
In quell'occasione la banca centrale americana si era detta per la prima volta “paziente” nel rialzo dei tassi di interesse, fermi dal dicembre 2008 allo 0-0,25%. Inoltre, la Fed aveva mantenuto l'espressione «considerevole lasso di tempo», pur usandola in un contesto differente per riferirsi al tempo che può trascorrere tra la fine del piano di acquisto di Treasury e bond ipotecari (deciso a ottobre) e la prima stretta monetaria (stimata dal mercato intorno a metà 2015). Nel documento appena diffuso, la Fed ribadisce che l'inflazione tornerà a salire verso il target del 2%.
La recente contrazione è il riflesso dei prezzi dell'energia e del rafforzamento del dollaro. Inoltre, l'istituto centrale ripete che il calo dei prezzi dell'energia, e del petrolio in particolare, potrebbero spingere al rialzo le spese da parte dei consumatori. Il Fomc aggiunge anche che il deterioramento dell'economia all'estero potrebbe frenare la crescita degli Usa. Infine, è visto come sempre più probabile l'intervento aggiuntivo da parte di banche centrali estere.
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